Già, sembrerebbe un controsenso, ma la domanda è proprio questa: quanto costa la vittoria Mercedes a Barcellona?

Non alla Ferrari ma alla Mercedes ed alla Pirelli, perché, chiariamolo fin d’ora, sebbene abbiano riportato una meritata vittoria in territorio catalano, con l’intervento della Pirelli che ha modificato le gomme a campionato in corso, sono venuti a galla i veri problemi della casa di Brixworth, ma andiamo con ordine:

Tutto ha avuto inizio durante i test invernali a Barcellona, quando, con l’asfalto nuovo, quasi tutti i team (con Mercedes che accusava più problemi di altri) hanno avuto problemi di blistering al posteriore e fu attribuito il fenomeno all’asfalto nuovo che offriva un maggior grip, tuttavia Pirelli non ha annunciato alcuna modifica al tipo di pneumatico, per cui tutte le scuderie, come da regolamento, dopo aver provato le coperture, hanno indicato al costruttore le proprie scelte per il campionato attualmente in corso, solo dopo Pirelli ha annunciato che per alcuni Gran Premi avrebbe ridotto il battistrada di 0,4 mm, onde far fronte al problema del blistering che si era verificato durante i test invernali, però ormai la scelta di pneumatici effettuata non poteva essere più modificata.

Su esplicita domanda posta circa l’influenza esercitata da Mercedes Mario Isola a suo tempo dichiarò: “Lo avremmo fatto comunque, il nuovo asfalto è più liscio e scuro e produce maggiore grip rispetto al previsto; ciò può portare al surriscaldamento“; quindi già all’epoca, indirettamente, confermava che qualche pressione da parte della Mercedes vi era stata, tra l’altro sia Ferrari che Red Bull Racing, dichiararono che sebbene vi fossero stati dei lievi problemi di blister, erano comunque gestibili, strano, quindi che nell’intervista pre gara a Barcellona, Mario Isola abbia precisato che Pirelli non ha mai avuto alcuna pressione da parte della Mercedes o di altro team.

Di fronte al problema di blistering che si era presentato durante i test invernali Mario Isola, in un’altra intervista ebbe a dichiarare che Pirelli si era trovata di fronte ad una scelta: o cambiare il tipo di pneumatici per alcuni GP passando a mescole più dure, oppure, operare così come avevano fatto, per preservare le scelte e favorire strategie di gara diverse, con un numero maggiore di pit stop.

Continuando con l’intervista pre gara di Barcellona,

 

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Mario Isola ha anche confermato che, dal punto di vista prestazionale delle gomme nulla era cambiato, l’unica differenza consisteva nel fatto che diminuendo lo spessore del battistrada si riusciva a diminuire la temperatura superficiale di 15° C., tuttavia anche a chi non è un esperto, diventa evidente che sebbene la mescola rimanga la stessa, variando le temperature cambiano i “working range” (cosa fra l’altro confermata anche dallo stesso Mario Isola) che risultano profondamente cambiati e non rispecchiano più i parametri su cui era stata progettata la monoposto, quindi, ciò che ha detto Mario Isola non può essere corretto, forse la tipologia di mescola potrebbe garantire il medesimo grip durante uno o due giri, ma sicuramente cambia la resa nell’arco di un long run, in quanto, come si è visto a Barcellona, far “lavorare” la gomma fuori dal range ideale ha determinato un precoce logorio dello pneumatico obbligando la scuderia ad un ulteriore pit stop.

 

La difficoltà di utilizzo di queste gomme è emersa anche in qualifica, perché sia Sebastian Vettel che Kimi Raikkonen, in Q3, hanno esplicitamente richiesto gomme a mescola soft anziché usare quelle supersoft che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto garantire circa quattro decimi di vantaggio, indice sintomatico del fatto che i piloti non avevano il giusto feeling con quel tipo di coperture. Certamente non avendo disputato la Q3 con le gomme più soft, non si potrà mai avere la certezza sul loro rendimento in un giro da qualifica, ma il fatto stesso che i piloti abbiano rinunciato ad usarle è sintomatico del fatto che i problemi riscontrati sicuramente hanno determinato l’insicurezza dei piloti e di conseguenza, una disparità di rendimento fra la Mercedes e gli altri competitors infatti Red Bull ha avuto le stesse difficoltà, pertanto la decisione Pirelli ha influito anche sul giro secco e non solo sui long run.

Altro aspetto che è stato trascurato dal tecnico Pirelli è il fatto che diminuendo lo spessore del battistrada, sebbene di soli 0,4 mm, questo si è leggermente irrigidito (essendoci meno gomma a contatto con l’asfalto) ed in questa F1 anche il più piccolo cambiamento porta a grandi conseguenze.

Non me la sento di mettere in dubbio la buona fede di Pirelli, quando hanno deciso di procedere alla riduzione dello spessore del battistrada per mantenere inalterate le scelte delle gomme, onde favorire anche strategie a più pit stop, infatti per bocca di Mario Isola, inizialmente era stata esclusa la possibilità di poter effettuare tutta la gara con una solo sosta, tuttavia questo non si è verificato, anzi, nonostante, sulla carta, gli pneumatici erano di ben due gradazioni più soft rispetto a quelli del 2017, sono stati effettuati meno pit stop rispetto allo scorso anno, pertanto viene da chiedersi se la decisione Pirelli di diminuire lo spessore del battistrada sia stata effettivamente la scelta corretta.

Per poter effettuare il cambio la Pirelli ha dovuto inoltrare alla FIA una apposita richiesta, facendo appello a presunti motivi di sicurezza, quindi la domanda che ci si pone è sempre la stessa: perché cambiare le regole del gioco in corsa con il rischio di sovvertire i valori in campo, quando era possibile adottare le stesse scelte di pneumatici del 2017? Con mescole più dure non ci sarebbe stato alcun rischio di blistering e non sarebbero cambiati i valori di “working range” e rigidità del battistrada, tra l’altro, visto le scelte operate praticamente da tutti i team, anche le strategie sarebbero state le medesime, infatti, se invece delle supersoft fossero state portate le hard, in gara nulla sarebbe cambiato, visto che praticamente tutti i team (ad eccezione della Mclaren di Fernando Alonso) hanno usato unicamente gomme a mescola soft e medium.

In verità devo far rilevare che effettivamente, con il problema del blistering emerso durante i test invernali, Pirelli aveva il sacrosanto diritto di trovare e proporre una soluzione, fosse solo per salvaguardare la propria immagine, tuttavia, la scelta operata di cambiare lo spessore del battistrada, si è rivelata sbagliata, non solo, perché, come detto in precedenza, non ha dato i risultati sperati, ma perché è stata applicata con modalità del tutto errate:

In primo luogo i team non sembrano essere stati consultati, lo stesso Arrivabene ha voluto chiarire, senza mezzi termini, che la Ferrari è stata solo informata, quindi è stata letteralmente messa davanti al fatto compiuto. Ogni scuderia, durante l’inverno, ha sviluppato la vettura secondo i parametri standard di pneumatici forniti da Pirelli ed ovviamente, non tutti i team hanno operato le medesime scelte tecniche, per cui è facile comprendere come ci sia stato qualche team che ne ha tratto vantaggio ed altri, invece che sono stati penalizzati;

In secondo luogo, nessun team ha avuto l’opportunità di testare le gomme con questo accorgimento, all’uopo, bisogna chiarire che in un recente passato, era consuetudine diminuire lo spessore del battistrada per minimizzare rischi di surriscaldamento, ma era anche l’epoca in cui si poteva testare di più in pista, mentre ora i team si sono trovati ad affrontare al buio un intero fine settimana;

Infine anche come tempistica la scelta è risultata errata, perché non è arrivata subito dopo i test invernali, ma dopo che i team avevano già operato le loro scelte di mescole per l’intero campionato, quindi team come Ferrari, che avevano ad esempio optato per avere un maggior numero di gomme supersoft, non hanno più potuto cambiare la loro scelta.

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Non posso fare a meno di constatare che in tutta questa vicenda Ferrari ha una sola colpa: quella di essersi presentata impreparata all’appuntamento catalano; Pirelli aveva annunciato da tempo il cambio di pneumatici ed a Maranello avevano l’obbligo di reagire meglio, nonostante ci sia tutta una serie di scusanti; la stessa Red Bull Racing, nonostante sia stata anch’essa in palese difficoltà con le coperture, è stata di gran lunga più incisiva della Ferrari, detto questo, a mio modesto avviso non credo che anche con una migliore reattività, sarebbero cambiati i valori in campo, ma sicuramente la gara non è stata disputata in pari condizioni.

In tutto questo spero di aver contribuito a chiarire le cose secondo parametri obiettivi, c’è chi in tutto questo ci vede dei complotti, io, ripeto, voglio pensare che Pirelli abbia agito in buona fede e rifuggo da ipotesi complottistiche, tuttavia c’è da fare ulteriori considerazioni:

Non sappiamo se in condizioni paritarie Mercedes sarebbe stata comunque superiore, fatto sta, però, che è stato l’unico team a sfruttare al 100% le gomme Pirelli, quindi è indubbio che più di ogni altra scuderia, si sia adattata al meglio ai valori di “working range” e rigidità delle coperture Pirelli modificate, tuttavia, come ho scritto in precedenza, ogni team, durante l’inverno, progetta la nuova vettura tenendo in considerazione dei valori standard, non certo quelli modificati ad effetto di una norma transitoria, quindi il fatto che si sia adattata meglio, non depone certo a loro favore, perché attesterebbe il fatto che i tecnici non avrebbero lavorato correttamente e se per le prossime gare, con il ritorno di coperture convenzionali, non dovesse più dimostrare la sua superiorità, prenderebbe piede questa convinzione e si moltiplicherebbero le ipotesi complottistiche.

Per Pirelli, invece lo smacco è ancora più evidente, in primo luogo perché, anche quest’anno, non sono stati in grado di fornire un prodotto conforme alle aspettative del circus, ma le scelte effettuate hanno messo in luce tutta una serie di errori mettendo quasi in ridicolo l’azienda.

Ecco il perché del titolo:

Quanto è costata questa vittoria ……. A Mercedes e Pirelli?

 

Leonardo Fiorentino

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