Quindicesimo appuntamento di un Mondiale F.1 oramai al rush finale, il GP di Russia, che si svolgerà sul “Tilkodromo” di Sochi sarà teatro di tanta azione non soltanto in pista, ma anche (e forse, soprattutto) “dietro le quinte”. Infatti, coi titoli Piloti e Costruttori ormai quasi assegnati, e con la lotta limitata al duello per il secondo posto in classifica tra Rosberg e Vettel, potrebbe essere ciò che avviene nelle “stanze segrete” del paddock a tenere principalmente banco.

Anche alla luce di ciò che accadde nella scorsa edizione, con una Pirelli che, con una scelta estremamente conservativa per quanto riguarda gli pneumatici (mescole Medium e Soft), mortificò di fatto ogni velleità strategica da parte dei team, che avrebbero potuto completare l’intera corsa con un solo set di gomme, dando vita, anche per via della conformazione del circuito non particolarmente “emozionante” dal punto di vista della guida, ad un Gran Premio tra i più “noiosi” degli ultimi 10 anni.
La speranza, con Pirelli che, resasi conto dell’errore, porterà sul circuito russo i compound SuperSoft e Soft,

 

e con una Ferrari (con un occhio a Red Bull e Williams) in crescendo di competitività rispetto alle Frecce d’Argento teutoniche, di poter assistere ad una gara quantomeno più animata rispetto a quella 2014 sembra comunque alta, anche se la Scuderia di Maranello, per bocca del Team Principal Maurizio Arrivabene, non si sbilancia apertamente, data la natura scivolosa del circuito che potrebbe non sposarsi appieno con le caratteristiche della SF15-T.

Ma, come ribadito in precedenza, i riflettori saranno accesi anche fuori pista: oltre alla querelle motoristica per quanto riguarda la fornitura alla Red Bull (con una Ferrari che, come Mercedes, mostra parecchie perplessità sulla possibilità di crearsi un “nemico in casa” fornendo le proprie Power Unit ai rivali, e coi “bibitari” che minacciano il ritiro dei due team controllati) ed alle indiscrezioni sui nuovi (come il team Haas, fresco d’annuncio di Romain Grosjean alla guida della monoposto italo-americana per il 2016) e “semi-nuovi” team (con Renault che a breve dovrebbe annunciare l’aquisizione del suo “vecchio team” di Enstone, ora Lotus), sarà l’ultimo annuncio di Bernie Ecclestone a calamitare le attenzioni dei media, ossia la possibilità della vendita da parte della controllante CVC del pacchetto di maggioranza della Formula Uno.
Ecclestone, comunque, è stato abbastanza “sibillino” rispetto alla possibilità di vendere le sue quote personali, pari al 5,3%, e ciò, insieme alla ferrea volontà dell’ottantaquattrenne di non mollare il timone del “vapore”, potrebbe implicare un clamoroso riacquisto da parte sua, magari attraverso un sistema di “scatole cinesi” finanziarie utili a confondere le acque sull’effettiva proprietà del Circus, ma non su chi lo comanda da decenni senza accennare la minima volontà di farsi effettivamente da parte.

di Giuseppe Saba


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