Qualcuno ricorderà il film di Rod Lurie del 2001 che aveva come protagonista principale Robert Redford, la trama si svolgeva in una prigione militare dove i reclusi dovevano subire tutta una serie di prepotenze da parte di un direttore inflessibile, fino a quando tra i prigionieri è arrivato un ‘pezzo da 90’, un Generale, il quale con ardente iniziativa è riuscito a mettere davanti alle sue responsabilità l’antipatico e prepotente dirigente della struttura… Il castello è rappresentato dalla bandiera e soprattutto dalle mura, invalicabili, del carcere; per definizione un manufatto del genere è costruito per tenere chi non è gradito fuori di esso mentre nel caso specifico il Generale faceva notare come fosse più vulnerabile nel caso di un attacco interno…

IL CASTELLO… FERRARI

L’aria che si respira all’interno della Scuderia è un misto di esaltazione e insoddisfazione; Marchionne con la sua politica autarchica ha dato modo a molti tecnici di mettersi in luce e dare il meglio, ed infatti i risultati di questa stagione lo confermano, tuttavia c’è un sottile malcontento tra i tanti dipendenti ma soprattutto tra gli Ingegneri. Entrare in Ferrari è un sogno per un tecnico, si tratta di poter lavorare in una Squadra che è diventata una leggenda e questo ha facilitato le decisioni di Marchionne, praticamente tutti vorrebbero essere a Maranello, forte del blasone della Scuderia l’astuto manager mette sotto contratto (blindato…) menti geniali per pochi spiccioli se paragonati ai lussuosi compensi che elargiscono gli altri Team; il gioco riesce a funzionare per un certo periodo di tempo ma poi quando qualcuno si reca dal ‘sommo Capo’ per chiedere qualcosa in più gli viene indicata, senza mezzi termini, la porta di uscita. La Scuderia assomiglia ad una sorta di Castello in cui, al contrario, è facile entrare, se si hanno i giusti requisiti, ma molto difficile uscire senza che la propria immagine rimanga in qualche modo associata ad errori o fallimenti. Di fatto sembra di essere di fronte al modo di fare di quei manager-imbonitori che si conquistano la fiducia di una squadra di persone le quali si prodigano fino in fondo per una causa che serve solo a far risparmiare ed incassare il furbo quanto scaltro imprenditore; è questo il comportamento di Marchionne in Ferrari? Ciò che filtra sembra rispondere affermativamente alla domanda come anche una sorta di sottile insoddisfazione che rende una parte dell’ambiente non felice del proprio ruolo, sentirsi psicologicamente legati con una catena non è il massimo quando si deve lavorare anche se ci sono scuole di pensiero diametralmente opposte; qualcuno infatti afferma che quando ci si sente con le spalle al muro si riesce in imprese ed azioni che mai si potrebbe immaginare di compiere; rimane comunque il discorso economico e di quanto una mente brillante debba sentirsi soddisfatta di lavorare per la Ferrari seppure con compensi inferiori ai propri colleghi; la Ferrari si ama, non si discute! E’ proprio parafrasando il motto di alcuni tifosi di una squadra di calcio che possiamo capire la mentalità di Marchionne, secondo il quale 2+2 deve dare sempre 8 come risultato, molto di più del vetusto “ottenere il massimo risultato col minimo sforzo”, qui si va ben oltre. La riflessione più importante, però, è se questo atteggiamento potrà far aprire un ciclo di vittorie alla Ferrari e non essere la cometa più brillante del cielo per una stagione; se i tecnici vanno via portano con loro un background che torna poi utile ad altri team e lasciano comunque un vuoto da dover colmare con la stessa qualità e personalità. Fino ad ora, francamente, le scelte della dirigenza sembrano siano state giuste, la Ferrari è competitiva e si sta giocando con autorità il Mondiale di F1, quello che lascia perplessi è un futuro che non sembra affatto sicuro, sappiamo quanto sia difficile vincere nella massima serie senza dover spendere somme da capogiro…

Marco Asfalto

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