Bottas gioisce per il primo successo in carriera, la Ferrari lo fa (un po’ meno) per il doppio podio comunque raggiunto (ma partendo dalla prima fila), Hamilton (anonima “medaglia di legno”) non lo fa per nulla.

La Mercedes reagisce all’offensiva Ferrari e riesce a fare “2a2” nel computo vittorie con le Rosse (forse col pilota “sbagliato”? Ce lo dirà il prosieguo della stagione).
Dopo un venerdì dove le Frecce d’Argento sembravano particolarmente in difficoltà sul ritmo gara, oggi Bottas (Hamilton, dopo una gara costellata da problemi di temperature alte e vuoti di potenza dalla parte ibrida della sua Power Unit) ha ritrovato smalto e condotto una gara “quasi” perfetta (il “lungo”, con annesso bloccaggio e “flat spot”, a 14 giri dal termine, poteva costargli davvero caro), “bruciando” le due Ferrari con un portentoso start.
Ma come è stata possibile questa “metamorfosi”? Probabilmente le più alte temperature della domenica (41° l’asfalto) hanno aiutato la “metereopatica” Mercedes di quest’anno (come accadeva nel 2016 alla Ferrari…) a raggiungere la giusta “finestra termica d’utilizzo” delle gomme Pirelli (nonostante il blistering di metà gara, accusato anche da Ferrari, che comunque, secondo il responsabile Pirelli Mario Isola, non ha inficiato la prestazione velocistica degli pneumatici).
Unendo anche l’influenza del pieno carburante dell’avvio, che compensava il minor carico aerodinamico Mercedes, possiamo spiegarci il gran ritmo iniziale del finlandese di Nastola.
Successivamente la Ferrari ha ripreso il “sopravvento velocistico” sulla gara, ma oramai i margini (anche strategici, nonostante l’ “overcut” tentato da Vettel, rimasto sulle UltraSoft, e con tempi analoghi a quelli di un Bottas “fresco” di SuperSoft, per ben 8 giri in più) per l’eventuale sorpasso in pista erano sfumati.
La gara, praticamente, s’è “consumata al via”: nonostante lo spunto iniziale buono di Vettel, Bottas, grazie alla scia nel lungo “rettifilo” (che presenta comunque un curvone) iniziale, ed al famoso “manettino”, ha potuto passare il 4 volte iridato “di prepotenza”.
Proprio qui abbiamo potuto avere un indizio: oggi è sembrato che la mappatura “da prestazione” della Power Unit Mercedes (che è valsa un vantaggio, nel primo settore, di circa 3 decimi) fosse ancora più performante del solito, e anche nella modalità “normale” è sembrata avere qualcosa in più rispetto all’unità motrice Ferrari. E forse proprio questo è stato il “plus” che ha permesso al team di Toto Wolff di “ribaltare” le gerarchie delle qualifiche.
Sarebbe bello sapere se ciò sia avvenuto grazie, magari, a nuove specifiche di carburanti e, soprattutto, oli lubrificanti (e qui le ipotesi di lubrificante in camera di combustione ritornano…) forniti al Costruttore tedesco dalla Petronas.
Detto dell’altro uomo Mercedes, Hamilton, mai in gara per i sopracitati problemi, sul podio sono andate le due Ferrari. Con un pizzico di rammarico, visto l’andamento delle qualifiche e la superiore velocità mostrata, comunque, in gara dalla SF70-H (con Raikkonen che s’è dimostrato, ancora una volta, grande “gestore di gomme”, visto che sul finale era nettamente il pilota più veloce in pista). Pare quasi un’ “eresia”, visti i risultati della passata stagione, ma il fatto fa aumentare la consapevolezza che quest’anno, per gli uomini guidati da Maurizio Arrivabene, la lotta per i titoli iridati è un qualcosa di “terribilmente” concreto.
Ma per mantenere alte le aspettative in merito, a Maranello dovranno lavorare ancora più duramente per continuare a “spremere la prestazione” dalla monoposto, accelerando ancor più il lavoro (finora positivo) sugli sviluppi, e curando, al contempo, anche l’affidabilità (soprattutto a livello Power Unit, visto il ritrovarsi già al terzo gruppo turbo impiegato, seppur per ragioni “di normale rotazione componenti”, nelle prime 4 gare).
E una “cura specifica” dovrà dedicarla alla mappatura più “spinta” della P.U., in modo tale da fronteggiare (e raggiungere) Mercedes anche in quest’ambito.
La “distanza ravvicinata” tra i due Costruttori farà sì che saranno i dettagli a fare la differenza in favore dell’uno o dell’altro team (ed i distacchi ridottissimi ne sono la testimonianza: una cosa a cui gli ultimi anni di “dominio argenteo” ci avevano disabituato).
Parlando (in breve) degli “altri”: McLaren Honda sempre più in basso (e bisognerà capire che materiale i nipponici potranno fornire nel 2018 al team “neo-cliente” Sauber).
Per Alonso (che non è riuscito nemmeno a prendere parte alla gara, fermo a causa di problemi all’ERS già nel giro di formazione) l’ “oasi” di Indianapolis non potrà che sembrare ancora più “felice”.
Red Bull evanescente: una macchina concettualmente sbagliata sta minando il morale di Ricciardo (ritiratosi al 5° giro per surriscaldamento freno posteriore destro) e Verstappen (quinto all’arrivo ma a più di 1 minuto dal vincitore), e bisognerà capire se la “versione B” (ma non doveva essere la Ferrari a farla?) attesa a Barcellona potrà “fare il miracolo” di riportare gli austro-inglesi nella scia dei primi.
Tra 15 giorni, in Spagna, dovremmo vedere i primi importanti upgrade sviluppati dai vari team: da vedere se, come anticipato da Arrivabene, vedremo anche una nuova strategia di partenza Ferrari, magari “coadiuvata” da una mappatura “rush”del propulsore ancora più performante ed ai livelli Mercedes (attesa, anch’essa, ad importanti novità in ambito aerodinamico e telaistico). Il tutto con l’aiuto da parte di nuovi carburanti e lubrificanti Shell.
Di sicuro ci sarà che “vedremo meglio” i numeri e i nomi dei piloti sulle vetture, grazie alle nuove regole, in tal proposito, varate dai “padroni del vapore” di Liberty Media.

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

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