“Gina davanti e dietro tutti quanti” cantavano, sotto il podio, gli uomini Ferrari.
Goliardicamente e, soprattutto, con “spirito di squadra”.
Quella squadra che ora inizia a vedere ripagati gli sforzi profusi per risalire la china (ma questo è solo l’inizio d’una lotta senza quartiere contro gli altri “colossi” Mercedes e Red Bull).
Quella squadra, riorganizzata secondo i principi dell’italianità e della struttura “orizzontale” per processi, che è un’altra scommessa vinta da Marchionne e Arrivabene.

Photo published for Bahrain Grand Prix - Courage, determination, madness
Seconda vittoria su tre gare (e il bilancio poteva perfino essere più “roseo” senza la safety-car che, in Cina, ha costretto i piloti a transitare dai box a seguito del crash di Giovinazzi. “Bon Giovi”, atteso al volante della Rossa già nei test di martedì e mercoledì sempre sul tracciato di Sakhir, che, manca solo l’ufficialità, dovrebbe diventare “l’uomo del venerdì” del Team Haas) e, al momento, vetta delle classifiche mondiali Piloti e Costruttori.


Ma le radici di questa “rinascita Rossa” vengono da lontano, e più precisamente dai test 2016 con vetture sperimentali e prototipi delle nuove gomme Pirelli “XL”.
Qui la Ferrari, come sua prerogativa, ha fatto fruttare le maggiori capacità di messa a punto “in pista”, andando, con l’incrocio dei riscontri ottenuti “on-track”, a colmare quella “cronica mancanza” degli scorsi anni di correlazione tra riscontri di simulatore-banchi dinamici-galleria del vento con gli effettivi valori misurati in circuito.
Ed è proprio da qui che sono state consolidate quelle “fondamenta del lavoro” essenziali per creare ed evolvere una monoposto vincente. Elemento ancora più cruciale in questa stagione dove, visti gli ampi margini di sviluppo, saranno fondamentali per ottenere il successo finale rapidità ed efficacia degli upgrade.

GP USA F1/2016
© FOTO STUDIO COLOMBO PER FERRARI MEDIA (© COPYRIGHT FREE)

Che poi è proprio il “mantra” pronunciato dal Direttore Tecnico della Scuderia Mattia Binotto (e che effettivamente, in queste prime tre tappe del Mondiale 2017, Ferrari ha puntualmente osservato, portando in pista soluzioni importanti e ben “mirate”, come le novità sul fondo, il doppio monkey-seat e l’ala anteriore “evoluta” con un ulteriore soffiaggio nel main-plane).
Un altro aspetto su cui la Ferrari vuole costruire il suo “futuro” è quello strategico: quel “pizzico di pazzia”, a cui accennava Arrivabene spiegando i motivi di una scelta magari più “conservativa” in ottica qualifiche (un carico aerodinamico più alto rispetto a Mercedes,

che a fronte della perdita di qualcosa sul giro secco, al netto dell’ “uso ridotto”, causa “problemini” d’affidabilità riscontrati a Sakhir sul gruppo turbo-MGU-H, ha permesso poi in gara d’avere un passo più costante e rapido, unita alla migliore gestione degli pneumatici), ma ben più “aggressiva” nella strategia di gara (l’anticipo dello stop di Vettel per il cambio gomme, al giro 11, ha permesso, nonostante la safety-car, d’effettuare l’undercut su Bottas, propiziando il successo del tedesco di Heppenheim), è il segnale chiaro di una Ferrari che “osa” perché “consapevole” della sua forza.

 

E proprio ciò, passando al capitolo Mercedes, è qualcosa che sta mettendo in difficoltà il team dominatore delle ultime 3 stagioni, costretto addirittura a relegare Bottas, dopo appena tre gare,  al ruolo di “gregario” di Hamilton (immaginiamo la frustrazione del finlandese nel subire, nel corso dello stesso Gp, ben due ordini dal muretto a suo sfavore, che di fatto gli hanno “tarpato le ali” dopo la splendida pole di ieri).


Hamilton che, nonostante la furiosa rincorsa finale, ha pagato a caro prezzo la “furbata” su Ricciardo in corsia box, compromettendo così la sua chance di vittoria.
La W08 è sembrata comunque abbastanza più “severa” della Ferrari sulle gomme (in particolare le SuperSoft), mostrando un certo grado di sovrasterzo che, magari, necessiterà addirittura d’un accorciamento del passo (secondo il giornalista di Sky Vandone, la Mercedes avrebbe uno spacer rimovibile, tra Power Unit e cambio, che consentirebbe, con la sua eliminazione, d’accorciare in maniera abbastanza semplice di 7 cm il passo della vettura). Staremo a vedere.
Gomme che, al contrario, la Red Bull sembra non riuscire a portare in temperatura con costanza, facendo assomigliare, per certi versi, la RB13 a quella SF16-H che, nella scorsa stagione, tanto ha fatto penare i tecnici Ferrari nella ricerca della “giusta finestra d’utilizzo” degli pneumatici Pirelli. Sembra comunque che il lavoro che attende gli uomini guidati dal “genio” di Adrian Newey sarà ingente e non semplice.


In chiusura, parliamo dell’ennesimo atto del “lungo divorzio” (perché, a questo punto, tale sembra) tra Fernando Alonso e la Honda (più che la McLaren).
I team radio “al vetriolo” dell’asturiano, successivi alla litigata raccontata ieri dai cronisti tra il bicampione del mondo ed il responsabile Honda Hasegawa, sono sembrati quasi un “tentativo”, dettato dalla frustrazione, di “farsi licenziare” dal suo team. E chissà se, anticipando di fatto il momento in cui Alonso non prenderà il via a Montecarlo per tentare l’avventura nella Indy 500, non vedremo già, tra uno o due Gp, Jenson Button in “pianta stabile” al volante della McLaren-Honda…


Honda che dal 2018 (mancherebbe solo l’ufficialità) dovrebbe fornire le sue PU, a titolo gratuito, alla Sauber (con quali presupposti di competitività non c’è dato però sapere…).
In tutto questo “racconto del Barhain” non è stato trattato l’argomento Raikkonen: Kimi, dopo una partenza nuovamente infelice, ha mostrato incoraggianti segnali di ripresa andando, nel finale, quasi a riprendere la Mercedes di Bottas per il terzo gradino del podio.
Sarà fondamentale, per la Ferrari, recuperare le massime prestazioni del Finnico, per mirare a quella “ambizione mondiale” che, dopo questi primi tre appuntamenti del Mondiale Formula Uno 2017, non appare più solo come “una chimera”.

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

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