Quanto accaduto in Australia alla Mercedes innesca molte riflessioni sulla bontà della vettura ma anche su altri aspetti forse giudicati meno importanti; riassumendo brevemente Hamilton è andato in crisi di gomme prematuramente rispetto al potenziale che queste possedevano anticipando notevolmente la sosta al giro 17 mentre la finestra ideale era dal giro 20 al 22, infatti Vettel è entrato al box alla tornata 23; la strategia degli ultimi 3 anni della Mercedes è sempre stata molto chiara quanto elementare da sviluppare con una vettura molto superiore alle altre; partire davanti, accumulare almeno 1 secondo al giro nel 1° stint per poi gestire con calma la gara ma soprattutto il materiale, le gomme, i consumi e la stessa power unit; inoltre ha sempre dimostrato di avere un passo e delle prestazioni di gran lunga superiore agli altri competitors quando utilizzava le gomme Medium e le Soft mentre gli altri dovevano ricorrere a quelle più morbide per essere competitivi. Il nocciolo della questione che riguarda il 1° stint in Australia è cercare di capire se Hamilton ha consumato le gomme perché ha dovuto spingere a fondo utilizzando una mappatura molto aggressiva quasi come quella delle qualificazioni con una vettura non perfettamente equilibrata allo scopo di togliersi dagli specchietti Vettel, o se invece la mappatura era quella standard e le doti dinamiche della W08 sono state le responsabili di quanto avvenuto; la differenza sembra sottile ma non lo è.

Nella 1° ipotesi abbiamo un Pilota come Hamilton che in passato ha avuto la nomina di ‘distruttore di gomme’ che cerca in tutti i modi di scrollarsi di dosso il Pilota della Ferrari andando oltre quanto programmato e in certi momenti quasi nel panico (molte le lamentele alla radio) e questo rappresenterebbe una vera crisi per la Mercedes in quanto la consapevolezza di non poter spingere a piacimento quanto si è addirittura davanti apre nuove ed inattese problematiche della W08 da risolvere velocemente anche perché queste sono venute a galla con vettura a pieno carico ed anche se sul giro secco la macchina è ancora superiore, doversi difendere con il coltello tra i denti nella prima parte di ogni gara e distruggere le gomme è il viatico per cedere la leadership alla Ferrari.

Nella 2° ipotesi Hamilton si è trovato a gestire un comportamento della macchina non previsto ma adottando un piano standard di strategia, ha usurato le gomme precocemente ma se non ha utilizzato un piano molto aggressivo di utilizzo della power unit il problema rimane ma è meno grave di quanto possa sembrare, la Squadra ha la potenzialità per risolvere e migliorare la W08 in tutte le sue parti, soprattutto con Allison che si è rivelato un tecnico capace di risolvere ‘in corsa’ i problemi di una monoposto e che ha nel DNA la capacità di rendere una vettura ‘gentile’ con le gomme.

In entrambi i casi la vettura sembra più scomposta del solito e con meno carico aerodinamico del previsto; da tenere presente come Bottas, con un comportamento molto più prudente, abbia potuto gestire le gomme al meglio soprattutto nel 2° stint quando ha palesemente rallentato per ordini di Scuderia; ma è sul 2° stint che dobbiamo soffermarci per capire quanto accaduto in Australia e la differenza di sfruttamento e gestione gomme tra Mercedes e Ferrari; Hamilton appena uscito dal box per il pit-stop segna subito un 1:27.551 (giro 19) il più veloce in pista, segno che la W08 manda subito in temperatura le gomme, tuttavia già al giro successivo, appena entra nella scia di Verstappen, non solo non riesce a passarlo ma rovina pesantemente le gomme, quei 4 giri dietro all’Olandese saranno quelli responsabili del calo delle sue prestazioni nella fase successiva quando Bottas, che ha girato senza aver nessuno davanti, si avvicina in modo lineare passando dai circa 8 sec. di distacco del giro 26, fino a 1,5 sec. della tornata 43; a quel punto interviene l’ordine di stare dietro ed alza il piede.

In definitiva, in Australia, abbiamo avuto comportamenti molto diversi tra Ferrari e Mercedes soprattutto nella fase in cui la vettura si trova nella scia di chi la precede; Vettel ha potuto spingere e farsi sotto ad Hamilton nel 1° stint senza subire le conseguenze di turbolenze e temperature più alte dell’aria, mentre il Britannico ha pagato a caro prezzo l’esser stato dietro a Verstappen per soli 4 giri e probabilmente l’aver utilizzato il famoso ‘bottone’ per poterlo sorpassare. C’è da chiedersi cosa sarebbe accaduto se la Ferrari fosse partita davanti; probabilmente la crisi di Hamilton sarebbe stata ancora più accentuata e avrebbe dovuto scegliere tra il rallentare vistosamente e staccarsi da Tedesco, oppure doversi fermare ancor prima del giro 17.

Saranno altre piste, e gli sviluppi, a fare chiarezza sul comportamento dinamico e sulle potenzialità di queste vetture e già in Cina avremo dati più confortanti.

Marco Asfalto

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