Il Mondiale F1 2018 si gioca su un equilibrio sottilissimo, una “lama” che cambia i giudizi “from zero to hero” (e viceversa) in un battere di ciglia.
Come visto abbondantemente a Baku.

Più che F1 sembra un “thriller”.
Valori prestazionali delle vetture più vicini di quanto fosse mai stato negli ultimi anni (nonostante Ferrari abbia mostrato, complessivamente, d’essere la vettura da battere) fanno sì che o la sorte, o un episodio (come una safety car o una foratura) possano stravolgere l’ordine d’arrivo.

Tantissimi gli episodi, ma forse quello “chiave” è stato il primo pit di Vettel.
Un muretto Ferrari forse troppo “timoroso” decide di far rientrare Vettel al giro 31, copiando la strategia Mercedes, con Hamilton, fermatosi nei giri precedenti a montare la gomma Soft.

Gomme Soft che proprio con l’inglese, e con l’altro ferrarista Raikkonen (che le aveva montate subito dopo il via a seguito della toccata con la Force India di Ocon), avevano dimostrato grosse difficoltà nell’andare nella giusta finestra d’utilizzo termica su una pista particolarmente fredda (27° la temperatura dell’asfalto, ulteriormente in calo).

Inoltre, le buone performance di passo mostrate fin lì, oltre che da Vettel stesso, anche dall’altra Mercedes di Bottas e dalle due Red Bull, tutti su gomma Super Soft, avrebbero potuto far pensare d’allungare lo stint sulle gomme “rosse” tanto quanto quello del rivale della Stella d’Argento.

Fatto sta che la Safety Car, intervenuta al giro 40 dopo l’assurdo crash dei due Red Bull (con Verstappen che, prima della tamponata di Ricciardo, compie 4 cambi di direzione in rettilineo…), ha assolutamente premiato la decisione Mercedes di restare in pista fino ad allora, potendo montare le “viola” Ultra Soft assolutamente adatte a quelle condizioni del tracciato.

Ultra Soft che, secondo Pirelli, avevano una durata di 15 giri; probabilmente qualcosa di più, visto che la pista si era progressivamente gommata.

Quindi perché non fermare Vettel più tardi di quanto effettivamente fatto (di almeno 5 giri), mantenendo così parità di gomme con Bottas, a quel momento più rapido di Hamilton?

Domanda che sicuramente già domani il “big boss” Ferrari Sergio Marchionne rivolgerà agli strateghi del muretto “capitanati” da Inaki Rueda…

Così Vettel, nonostante la vettura più performante in pista, s’è ritrovato da 1° a 2°, con una gara da giocarsi per la vittoria “one shot”.
E benissimo ha fato a provarci con coraggio alla prima staccata dopo la ripartenza, seppur le gomme fredde abbiano vanificato il suo tentativo, relegandolo anche dietro a un Lewis Hamilton probabilmente più “pronto” nel restart.
Con lo spiattellamento del pneumatico il tedesco s’è visto passare pure dalla Force India di Perez, concludendo 4° col gran rammarico d’aver perso un’occasione per raggiungere la vittoria numero 50 in carriera.

Da un punto di vista tecnico, detto di una Ferrari più in forma qui della Mercedes soprattutto nel guidato, è sembrato stranissimo il comportamento della Red Bull.
Nella prima fase hanno mostrato grossi problemi con la parte ibrida della Power Unit (direttamente “curata” dal team sotto l’insegna Tag-Heuer), subendo i sorpassi “di potenza” delle Renault ufficiali salvo poi riprendersi “miracolosamente alcuni giri più tardi.

Detto che magari, modificando mappatura, avrebbero sì potuto risolvere i problemi dell’ibrido ma non in misura troppo ampia, è curioso associare il miglioramento RB proprio col calare del carburante che progressivamente andava ad esaurirsi.

E qui ritorna in ballo la “sospensione magica” che permette alla monoposto di Newey d’abbassarsi in rettilineo riducendo l’alto drag aerodinamico dato dall’assetto rake: non è che quella sospensione, col pieno di carburante, non possa essere utilizzata?
E come può Red Bull variare la risposta “lineare” della sospensione durante la gara?
E’ sicuramente un aspetto tecnico che, da appassionati, sarebbe interessantissimo da valutare.

E sicuramente avremo modo di parlare abbondantemente di tecnica già dal prossimo Gran Premio, in programma sul circuito del Montmelò di Barcellona, dove i team porteranno prevedibilmente moltissime novità, aerodinamiche e meccaniche, sulle proprie monoposto.

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

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