La gara numero 1000 della storia della F1 manda agli atti l’ennesimo 1-2 2019 targato Mercedes, che sta letteralmente dominando questo inizio stagione.
Una Ferrari attanagliata da problemi d’affidabilità e di prestazioni telaistiche deve reagire in fretta per difendersi anche dall’avvicinamento Red Bull.

Un inizio Mondiale 2019, dopo i test pre-stagionali (e i continui “pianti preventivi” di Toto Wolff) nessuno se lo aspettava.
E invece sta andando in scena l’ennesimo capitolo d’un dominio Mercedes che dal 2014 non conosce declino.

La W10 pare “nata sotto una buona Stella (a tre punte)”: veloce e affidabile.
La leggera modifica di passo, insieme alla revisione dei concetti aerodinamici in auge fino alla scorsa stagione, hanno fornito ai due piloti Bottas (che sta mostrando tutt’altro passo rispetto al 2018) ed Hamilton (tornato in testa, con questo successo, alla classifica iridata) una “arma” molto “affilata” e soprattutto costante a livello di performance.

Costanza della performance: proprio ciò che sembra mancare alla Ferrari.
Dopo le ottime prestazioni mostrate in Bahrain, falcidiate però dall’affidabilità latente, qui la SF90 sembra tornata sugli standard (mediocri) dell’Australia, insidiata pure da una Red Bull che, a detta dei diretti interessati, sta ancora faticando per risolvere i riscontrati difetti di telaio della RB15.

Analizzando la performance lungo l’arco del tracciato cinese, notiamo come, a fronte di ottime velocità di punta sui rettifili (ma la pu Ferrari, a causa dei problemi d’affidabilità mostrati nello scorso Gp, sembra essere “tornata indietro” sullo sfruttamento dell’intero potenziale, anche rimontando una centralina di controllo meno evoluta causa surriscaldamento), la monoposto del Cavallino mostri un certo ritardo nelle curve e in trazione.

In particolare, nelle curve del tracciato di Shanghai, molto demandanti sull’anteriore, abbiamo notato come la SF90 manifesti dei deficit proprio in questo settore della vettura (come già avvenuto in Australia).

La domanda è: non è che il concetto d’ala anteriore “scarica” e impostata completamente sulla ricerca dell’outwash (deviazioni dei flussi aerodinamici verso l’esterno vettura) non stia fornendo gli stessi riscontri forniti in galleria del vento?
Questo farebbe sì che i tecnici di Maranello si trovino impossibilitati a caricare ulteriormente l’ala posteriore per non incorrere in uno sbilanciamento aerodinamico. Ma, osservando le dimensioni “generose” di tale ala, il pensiero è che si debba utilizzare questa configurazione per bilanciare un diffusore che produce meno carico.

Questo andrebbe anche a discapito dello sfruttamento delle mescole degli pneumatici Pirelli più tenere.
Abbiamo visto infatti come oggi la monoposto “made in Maranello” fosse più a disagio con la mescola Medium Yellow (facendola durare meno dei due Mercedes e portandola leggermente oltre alla temperatura d’esercizio ottimale, pur nell’odierno “freddo cinese”) rispetto alla Hard White (sì più “dura” ma anche più costante e con working range termico più elevato, che ha così sofferto meno lo scivolamento dell’anteriore).

Cosa diametralmente opposta rispetto a quanto patito da Red Bull, in crisi con la mescola più dura non riuscendo a portarla adeguatamente in temperatura (come mostrato dall’altro graining).

Gli uomini diretti da Mattia Binotto stanno cercando di porre rimedio ai (vari) problemi della Rossa, ma ancora non si sono visti in pista aggiornamenti mirati, e la Mercedes, di doppietta in doppietta, fa sempre più il vuoto nelle classifiche iridate.

Ultime parole per la gestione strategica in pista dei piloti: ritardare, per ben due volte, il pit-stop di Leclerc ha privato il giovane monegasco d’un piazzamento quantomeno subito alle spalle del team-mate Vettel, giunto sul podio.
Ennesimo errore d’un Inaki Rueda “sempre lì” nonostante gli errori d’un muretto Ferrari che tante, troppe volte, non è riuscito a sfruttare il massimo potenziale possibile della vettura.

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

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