In Giappone la Mercedes ottiene una nuova doppietta, confermando d’aver ritrovato un livello di supremazia analogo a quello pre-2017, mentre la Ferrari continua la sua involuzione tecnica e organizzativa (con Vettel che sembra sempre meno sereno).
Hamilton ad Austin avrà il primo match-point iridato per raggiungere Fangio a quota 5 titoli.

Lo “spread” tra Mercedes e Ferrari s’allarga sempre più, in tutti i sensi.
Non solo in termini di classifiche mondiali (col binomio Hamilton-Mercedes che “vede” il quinto titolo mondiale) ma anche di rendimento tecnico, organizzazione strategica del team (imbarazzanti le scelte di sabato del muretto Ferrari quanto, per certi aspetti, le dichiarazioni ai media di Arrivabene, dai toni sempre più dimessi) e prestazioni dei piloti (Vettel, con l’acqua alla gola, continua a sbagliare, Raikkonen si limita al compitino e nulla più, in attesa d’approdare in Alfa-Sauber).

Il tutto lascia sbigottiti, in quanto,fino al Gp d’Italia, avevamo assistito a una lotta ravvicinata giocata sul filo dei decimi, mentre adesso la Mercedes sembra fare “gara a sé”, l’unica che riesce a sfruttare a dovere le gomme Pirelli.
E qui i ruoli si sono letteralmente invertiti. Prima questa era la “specialità” di Ferrari e Red Bull, ora invece entrambi i team patiscono quel blistering alle gomme posteriori che era stato un “problema cronico” Mercedes fino a poche gare fa.

Dato che Pirelli assicura, per voce del suo responsabile Mario Isola, che le gomme sempre quelle sono, questo vero e proprio “ribaltone” andrebbe investigato a livello di soluzioni tecniche adottate dalle tre differenti squadre.

Detto di Red Bull che, a livello macro-visivo, sembra aver abbandonato lo sviluppo della sua RB14, in preparazione della monoposto futura che sancirà la “nuova unione d’intenti” con Honda, si mormora nel paddock che Mercedes avrebbe escogitato un nuovo sistema, a livello di schema sospensivo e gestione elettronica del differenziale, per rendere stabile e “gentile” con le gomme il retrotreno della W09, prima invece alquanto nervoso, da “diva”.

Addirittura alcuni accennano ad un effetto sterzante dello stesso. Ma questo sarebbe, a termini di regolamento, vietato.
A livello visivo (almeno per quanto riguarda i particolari direttamente osservabili), sembra inoltre che Mercedes non abbia cambiato drasticamente le geometrie sospensive posteriori, che appaiono praticamente le medesime della prima parte di stagione.

Rimane quindi avvolto dal mistero questo repentino cambio di passo della monoposto della Stella d’Argento, ma vedendo chi è andato per il team a ritirare sul podio di Suzuka la coppa del vincitore (il responsabile interno dei carburanti Petronas), è ipotizzabile che la partnership con la Casa petrolifera malese (ma con laboratori in Italia ex Fiat Lubrificanti) abbia portato a miglioramenti in termini di potenza, ma soprattutto d’erogazione della stessa, e di abbattimento dei consumi per la Power Unit teutonica.

Ferrari invece ha perso il “fil rouge” tecnico che la contraddistingueva.
La SF71-H, prima equilibrata, è diventata una monoposto molto sovrasterzante, soprattutto a livello meccanico (il testacoda di Vettel al tornante durante le qualifiche ne è un esempio), e questo mette in crisi la durata delle gomme posteriori, soprattutto di quelle a mescola più tenera (con evidenti segni di blistering).

Con gli aggiornamenti tecnici dell’ultimo mese di gare, in Ferrari hanno cercato d’estremizzare l’assetto rake scuola Red Bull per migliorare il livello di carico aerodinamico al posteriore (si nota in alcuni frangenti la maggiore altezza al posteriore).

Ma qualcosa dev’essere andato storto nelle regolazioni e nei riscontri dati dalla pista. Si è così dovuti “tornare indietro”, caricando notevolmente le ali della Rossa (come accaduto in Russia), ma senza riuscire comunque a ritrovare quel balance a livello meccanico tra anteriore e posteriore che avevano assicurato alla monoposto del Cavallino un comportamento veloce e sincero.

Dati per acquisiti i due titoli iridati Hamilton-Mercedes, sarà importantissimo per la Scuderia di Maranello “trovare la quadra” per far funzionare al meglio queste nuove soluzioni, fondamentali in chiave Mondiale 2019.

E soprattutto sarà importante ritrovare quel grado di serenità e coesione d’intenti che sono stati uno dei punti di forza Mercedes di quest’anno.
Sarebbe infatti un peccato buttare al vento tutto l’ingente lavoro portato avanti fino a qui con fatica e dedizione.
Elkann e Camilleri dovranno darsi da fare molto in tal senso, traendo anche importanti insegnamenti dagli errori compiuti nel passato della storia Rossa, come nel 1991…

 

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

 

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