A Singapore Hamilton e Mercedes
dominano, dimostrando d’essere cresciuti sui circuiti lenti.
Ferrari, in crisi come team, vede allontanarsi forse definitivamente il sogno
mondiale.
E’ Lewis
Hamilton il miglior pilota attuale in F1? Indubbiamente i risultati (4 successi
nelle ultime 5 gare) dicono questo.
La sua velocità e consistenza erano cose già ben note agli appassionati. Ma l’aspetto
che l’iridato della Mercedes sembra aver rafforzato ancora di più è la sua
solidità mentale.
A farne le spese un Sebastian Vettel che, sempre più consapevole di questo divario ai danni del rivale inglese, “va nel pallone”, collezionando errori in serie (l’ultimo la toccata a muro del venerdì, che non ha permesso agli uomini del suo team di affinare l’assetto gara con la simulazione in pista) che vanificano i pur buoni exploit (bellissimo il sorpasso a Verstappen nel primo giro, dopo la buona partenza dalla 3^ piazzola al via).
E proprio il giovane pilota olandese della Red Bull sembra essere, in prospettiva futura, l’unico che possa duellare alla pari col pilota Mercedes, se continuerà, come mostrato anche oggi, il suo percorso di “depurazione” dalle “irruenze giovanili” in pista (ottimo secondo posto dopo una risposta decisa ma pulita al tentativo di controsorpasso di Vettel all’uscita dalla sosta box).
Per la
Ferrari questo è stato un weekend disastroso. Il trend, dopo la luttuosa
scomparsa del presidente Marchionne, è assolutamente in caduta libera.
Tecnicamente la bella vittoria di Spa sembrava lanciare la Rossa verso sogni
iridati molto consistenti, ma a Maranello si sono oggi risvegliati in un incubo
grande come il -40 punti in classifica piloti.
Il team sembra aver perso la bussola, sia in chiave tecnica (su una tipologia di circuito che avrebbe dovuto esaltarla si è ritrovata dietro Mercedes e Red Bull, ritornando al problema che si pensava superato del non riuscire a mandare nella giusta “finestra termica” d’utilizzo gli pneumatici) che strategica (la chiamata ai box con un giro d’anticipo di Vettel lo ha messo dietro alla Force India di Perez, facendogli perdere la posizione sulla Red Bull, mentre la scelta di montare la gomma UltraSoft non gli ha permesso di forzare il passo fino alla fine, trovandosi a fare il “tassista” fino al traguardo per evitare un secondo pit stop).
Tre i nomi
dei ferraristi che sembrano, più di tutti, nell’occhio del ciclone.
Maurizio Arrivabene, che da quando ha ricevuto in delega dal duo
Elkann-Camilleri più responsabilità dopo la scomparsa di Marchionne sembra aver
perso le redini del team (esemplificativa la gestione dell’ “affaire Raikkonen”).
Sebastian Vettel, che sotto pressione sembra mostrare sempre più il suo limite
di tenuta mentale rispetto ad un “mastino” come Hamilton.
E infine Inaki Rueda, lo stratega del “muretto rosso” che, oggi come negli
ultimi anni, ha inanellato più strategie sbagliate che corrette.
E anche
tecnicamente la Ferrari sembra, in questa seconda parte di stagione, crescere
meno della Mercedes.
In particolare, il team anglo-tedesco è sembrato concentrarsi soprattutto sui
suoi punti deboli, come la prestazione sui circuiti lenti, riuscendo a
raggiungere, qui a Singapore così come in Ungheria, due successi importantissimi
ai danni delle Rosse di Maranello.
Ancora qualche problema sembrano averlo dalle parti di Brackley-Brixworth (come i consumi della Power Unit, forse più elevati di quella Ferrari), ma il comportamento e il trattamento gomme della W09 fanno pensare che possano aver trovato qualcosa di molto efficace a livello di sistema sospensivo (ricordiamo che da quest’anno si è tornati a più libertà in tale ambito dopo le limitazioni Fia dettate dall’interrogativa Ferrari della “lettera Resta”).
Qualche considerazione
polemica sull’attuale F1 è nata nel dopo gara, dopo aver constatato come i
piloti, per limitare il numero dei pit stop a uno (strategia ormai obbligata),
assumano in gara un ritmo più da gara endurance che “sprint” (tanti secondi più
lenti del ritmo da qualifica).
Elemento enfatizzato ancor più su circuiti dalle basse medie orarie come quello
notturno di Singapore.
Già nel paddock si discute d’introdurre una seconda sosta obbligatoria, se ne
parlerà.
Con un
Mondiale che sembra sempre più aver preso la via del duo Hamilton-Mercedes solo
un “ribaltone” potrebbe ridare pathos alle restanti 6 gare di campionato
(prossimo Gp in Russia sul circuito di Sochi).
Ma non sarebbe affatto una novità per un mondo, come quello della F1, propenso
ai colpi di scena…
di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)
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