La Formula 1 non piace. Piace sempre meno al pubblico, non piace ai piloti. Gli ascolti sono in calo. Il gradimento dei protagonisti circa questa situazione e il modo in cui cambiare le cose è stato un tema centrale nella conferenza stampa piloti del giovedì qui in Bahrein. Tutti sono concordi sul format che non va, ma le novità non arrivano; la Drivers Association non viene ascoltata. Pare che il telefono suoni sempre occupato. In quanto protagonisti e primi appassionati della disciplina andrebbero forse ascoltati di più. Dopo la lettera inviata ai vertici dopo la gara australiana ci si interroga ancora su come rendere più eccitante lo sport e come rivedere il sistema decisionale dell’intero meccanismo F1. Ad esempio la qualifica: l’unica certezza è che saranno come a Melbourne anche se non piace a nessuno. Nel giro di 40 giorni si è riuscito a decidere tutto e il contrario di tutto a tale proposito: piacciono, non piacciono, funzionano anzi no, non funzionano, vengono cancellate ma ritornano: un po’ come il collega raccomandato che nessuno vuole licenziare.

Sul versante piloti invece da Rosberg in giù tutti in cerca di conferme o rapidi riscatti. Nico dopo la gloria insperata di Melbourne medita un secondo sgambetto al compagno rock star, la Ferrari prepara un tranello a sorpresa, Williams scalpita nelle retrovie e Toro Rosso vuole dare fastidio ai grandi. Haas sogna un’altra gara pazza per ripetere exploit in stile australiano, mentre per Vandoorne debutto da pronti via: catapultato nella mischia dal Giappone dove correva in Super Formula. Alonso infatti è fermo ai box, appiedato dai medici che non ritengono saggio per un pilota correre con uno pneumotorace e una costola fratturata.  La notizia del giorno è stata inevitabilmente questa, giunta in sala stampa questa mattina a conferma dei piccoli rumors che avevano iniziato a circolare. Il primo comunicato era confuso, ma in conferenza stampa lo spagnolo ha spiegato chiaramente la situazione, emersa con chiarezza durante la visita cui i piloti si sottopongono prima del weekend di gara. Infortunio causato dall’urto e dalla forza g o dalla rottura del sedile della McLaren non lo sapremo mai, a conferma della tradizione che inserisce sempre un piccola percentuale di mistero nei suoi incidenti. Un trauma del genere è comunque poca cosa a fronte di un incidente simile a quello dell’Australia, ma non abbastanza per correre in sicurezza, anche se Alonso ha sottolineato quanto il dolore sia sopportabile e che non gli impedirebbe nè di guidare nè di prendere parte alla gara. Interrogato invece sulla protezione che l’Halo avrebbe potuto dargli durante l’incidente o al contrario ostacolarlo ad uscire dalla vettura, Alonso ha candidamente ammesso che la sua unica preoccupazione durante le giravolte è stata proprio la protezione della testa, confezionando dunque il primo endorsment per il nuovo sistema direttamente dalle parole di un pilota che ha vissuto un grave incidente.

La pista piace. Il circuito è bello, e ai piloti piace girarci: rettilinei lunghi alternati a brusche frenate e curve lente (freni sotto pressione), il grip è poco dato che qui si corre poco e niente durante l’anno e la pista impiega parecchio tempo a gommarsi, e l’asfalto è abrasivo. Le temperature sono inoltre spesso un problema ma anche il vento si fa sempre sentire portando sabbia e sporco sul tracciato, oggi peraltro bagnato da una pioggia leggera quanto inusuale da queste parti. Pista su carta favorevole ai motori Mercedes visti i lunghi rettilinei e la trazione richiesta in uscita dalle curve lente. Ma la Ferrari è fiduciosa: il gap ormai è minimo e Vettel candidamente ammette che la squadra è pronta ad un risultato di livello, da prima della classe. Il tracciato di Sakhir è ben diverso da quello di Melbourne e l’ottimismo è palpabile.

Anche le gomme potrebbero regalare sorprese. Soft, medie e supersoft le mescole portate qui da Pirelli. Rispetto alla Mercedes Vettel e Raikkonen hanno scelto di portare due treni in più di medie a scapito di due di soft, decisione che sicuramente porterà come in Australia a strategie differenti e variegate.

Di Stefano De Nicolò

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