Sabato grigio in Texas per la Ferrari. Dietro alle due Mercedes che conquistano le prime due posizioni c’è il vuoto. La Ferrari non va oltre la terza, fila distanziata di oltre un secondo dalla pole position. Raikkonen quinto e Vettel sesto sono più vicini alla Force India di Hulkenberg 7° di quanto non siano alle due Red Bull in seconda fila. Dopo la buona prestazione di Suzuka il ritardo torna ad essere importante, in parte anche dovuto ad una Mercedes che ha

abbandonato tutte le precauzioni adottate nel dopo Sepang per prevenire incidenti ai propri motori ed è tornata a spingere al massimo con il proprio potenziale nascosto utilizzato in qualifica. “Un grosso punto di domanda il passo indietro rispetto a Suzuka” come dichiarato da Sebastian Vettel”. Anche la Red Bull, apparsa veloce fin da ieri e ancora questa mattina in FP3, si arrende e rimedia distacchi superiori al mezzo secondo. Non è bastato infatti il pacchetto aerodinamico introdotto in Giappone e riproposto qui in Texas per mantenere un miglioramento nelle prestazioni apprezzabile, infatti nonostante alcuni tratti del circuito ricordino la pista giapponese, il divario come abbiamo visto è netto. “Ci manca velocità” dice Raikkonen, “abbiamo bisogno di più grip”.

Difficile da trovare. La ragione è nel carico aerodinamico che questa pista richiede: se a Suzuka l’alto carico esaltava le caratteristiche delle modifiche introdotte, qui in Texas il carico richiesto è minore e il pacchetto è meno efficace. La macchina più scarica scivola in uscita di curva e su questa pista ce ne sono parecchie: ben 21. Ecco spiegato il consistente gap dalla pole position, in realtà non localizzato in un solo settore del tracciato ma in costante aumento curva dopo curva per tutta la durata del giro.

Qui in Texas è presente anche Mattia Binotto, la cui guida tecnica però è iniziata troppo tardi durante la stagione per imprimere una sterzata al progetto della vettura e maturare un incremento costante nelle prestazioni. Il progetto di sviluppo della Ferrari, come si è appreso nel corso dell’anno, si è infatti arenato già da Barcellona, complici anche le difficoltà legate alla vicenda di James Allison, e da lì non è più ripartito. Per sperare in una vittoria ormai serve una coincidenza di circostanze quasi incredibile. La strategia è un rebus, con i Mercedes e Verstappen che scatteranno con le Soft e punteranno alla sosta singola. Partendo con le Supersoft i pit stop diventeranno inevitabilmente due e la rimonta più difficile.

Su tutta la squadra della Ferrari inoltre serpeggerebbe la paura in ogni decisione da prendere come dichiarato dall’ex Luca Baldisseri in settimana. Il team principal Arrivabene respinge con forza le accuse, ricordando come la Ferrari sia “come la nazionale di calcio, la pressione fa parte del mestiere”. Siamo convinti che abbia ragione ed anzi, riteniamo privi di fondamento i rumors secondo cui la sua posizione sarebbe a rischio, e il suo sostituto già individuato in Eric Boullier. Notizie del genere aleggiano nel paddock da tutto l’anno, per cui siamo convinti che non impensieriscano più di tanto il diretto interessato. Il ruolo ricoperto da Maurizio Arrivabene è di gestione, motivazione, coesione; è essere manager di un gruppo di persone, ruolo in cui il dirigente italiano si è distinto nei numerosi anni passati in Formula 1 e in questa parentesi più recente come team principal. Il tempo delle valutazioni arriverà solo dopo Abu Dhabi, non prima.

di Stefano De Nicolo’  (@stefanodenicolo)

 

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