Un dato che è balzato agli occhi durante la gara in Australia è stato il timing del primo stint che è stato più lento di quello del 2017; certo si è parlato della pole position di Hamilton, un vero capolavoro, e di quanto avesse guadagnato rispetto allo scorso anno; pochi però hanno preso in esame quanto accaduto durante la gara. Ciò che andremo a prendere in considerazione è frutto di un ragionamento piuttosto semplice, l’esame del primo stint 2017 e 2018 sia di Hamilton, che in entrambi i casi è partito in pole e poi di Vettel 2017 con Raikkonen 2018; in questi casi i driver erano all’inseguimento del Britannico e quindi in 2° posizione.

Partiamo dal primo grafico

A prescindere dalla tornata n. 6 del 2018, in cui Hamilton ha commesso un piccolo errore, c’è da notare come sia nettamente più lento del 2017 ma con un degrado molto meno importante, infatti nel 2017 già dal giro 13 inizia ad alzare il timing arrivando al pit stop del passaggio n. 17. Quest’anno invece la linea di discesa dei tempi è stata molto più lineare (sempre tralasciando il giro 6) e si è stabilizzata nella tornata n. 15; da ricordare che in seguito Hamilton ha cambiato le gomme solo per andare in copertura di Raikkonen che lo ha anticipato al pit-stop. La media dei giri 2017 partendo dalla tornata n. 8 visti i tempi alti dei passaggi 6-7, avremo 1:28.448 mentre nel 2018 questa è stata di 1:28.583, una differenza di circa 1,5 decimi. Ciò che invece è da notare sono i primi giri d’attacco del 2017, molto più veloci di questa stagione con una differenza tra i passaggi dal 2 al 5 pari a 0,531 sec.

I motivi di tale differenza risiedono fondamentalmente in vari fattori, il primo è sicuramente il peso maggiore delle monoposto dovuto alla presenza del Halo, poi, probabilmente lo stesso dispositivo che diminuisce il drag, la penetrazione aerodinamica, ed ultima e importantissima considerazione, l’aver adottato 3 Power Unit per tutta la stagione invece di 4, scelta che ha costretto i motoristi a spingere di meno le Power Unit. Da tenere presente anche i giri che nel 2018 sono diventati 58 invece di 57. L’aver prodotto degli pneumatici, da parte di Pirelli, più prestazionali non ha compensato, ad oggi, i valori di velocità del 2017. Vedremo se nell’arco della stagione le vetture evolveranno abbastanza per colmare questo GAP.

Andiamo ora a vedere i tempi di Vettel 2017 a confronto con Raikkonen 2018

Anche in questo caso possiamo notare la differenza col 2017 anche se con driver diversi, la differenza è che nel 2017 la Ferrari non ha subito un degrado consistente dal giro 13 in poi ed anzi Vettel non si fermò a coprire Hamilton fermandosi al giro 23 (Ham 17), la media dei giri da 8 a 16 del 2017 è di 1:28.449 mentre nel 2018 è di 1:28.665, una differenza di circa 2 decimi. Nei giri di attacco dal 2 al 5 abbiamo questa differenza, 0,597 sec.

In definitiva le differenze di prestazioni della Mercedes e della Ferrari 2018 rispetto al 2017 sono molto simili, entrambe sono ‘peggiorate’ con le stesse quote. Questa analisi tiene conto solo del primo stint e la variabile principale è data dal driver che nel caso della Ferrari non è lo stesso, tuttavia i numeri vanno a corroborare l’idea che le due monoposto si siano evolute quasi in sintonia ricalcando le differenze con l’inizio della stagione passata; ancor di più quindi saranno importanti gli sviluppi per poter battere il proprio avversario. Per quanto riguarda i tempi delle qualifiche queste non devono trarre in inganno nella valutazione delle performance totali delle macchine.

Marco Asfalto

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