Il Gp di Sochi 2018 sarà ricordato per il team order Mercedes. Le polemiche sollevate in merito alla decisione del team tedesco di stendere un tappetto rosso a Lewis Hamilton hanno quasi chiuso i giochi mondiali per la scuderia Ferrari.

I team orders sono sporchi, si sa, quasi mai giusti e non aiutano l’immagine di una scuderia. Ma le parole di Toto Wolff alla fine del Gp di Russia chiariscono l’essenza del Motorsport e dello sport in generale: “Preferisco vincere ed essere cattivo oggi, piuttosto che l’idiota ad Abu Dhabi alla fine della stagione”.

La Mercedes temeva di perdere il Mondiale di F1 2018. E’ da inizio stagione che il team di Brackley, capitanato da Wolff, ha stabilito: “La cosa più importante in Formula 1 è la competizione. Abbiamo però sempre detto che se arriveremo nell’ultimo quarto di campionato con uno dei due piloti in grosso vantaggio sull’altro, allora prenderemo alcune scelte impopolari”.

Patti chiari, amicizia lunga caro Vallteri. E’ la classifica a determinare la dignità sportiva. Se in Mercedes, però, sono ricorsi a tanto e a poche gare dalla conclusione del campionato vuol dire che continuano ad aver paura della Ferrari.
A Suzuka, secondo Wolff, “può di nuovo rovesciarsi tutto”; un circuito il cui lay-out ricorda Silverstone e che ci si auspica regali lo stesso finale.

In casa Mercedes hanno portato la W09 al limite per superare la Ferrari. Lo hanno fatto escludendo il pericolo di un improvviso cedimento strutturale della vettura, o, piuttosto, accettandone il rischio? Potrebbe spiegarsi così la scelta (apparentemente poco logica e sportiva) operata in Russia dal team tedesco.

Il caso Ferrari in Germania

In molti hanno sollevato, a fondamento della polemica, un confronto banale tra Bottas-Hamilton e la coppia Barrichello-Schumacher in quel 12 maggio 2002 in Austria. In verità non occorre scomodare il Kaiser per giustificare il team order impartito dalla Mercedes in Russia. Nel Gp di Germania 2018, prima del clamoroso ritiro che vanificò ogni strategia, Sebastian Vettel in persona invocò un ordine analogo e senza perciò destare alcuna critica o polemica.

Il tedesco era nervoso quel giorno, per la tensione data dalla gestione degli pneumatici e per i numerosi bloccaggi in curva. Prima di insabbiare la sua Ferrari SF71H nel Gp di casa di Hockenheim, tra il 34° e il 37° giro, Sebastian Vettel pressò il muretto Ferrari affinché Kimi Raikkonen si facesse da parte.

 

Vettel: “Questa situazione non ha senso, sto solo perdendo tempo e sto distruggendo le gomme”.

Vettel: “Ma lo vedete quanto si stanno surriscaldando le gomme? Lo vedete?”

Ferrari: “Si lo vediamo”

Vettel: “E allora che cosa state aspettando?”

Ferrari: “Kimi è stato informato, Kimi è stato informato”.

 

Con il timore che Hamilton potesse sbucare da un momento all’altro nei suoi specchietti fu lo stesso Sebastian Vettel ad invocare il team order. Basterebbe questa considerazione per spegnare ogni polemica.
Al 39esimo giro del Gp di Germania infatti Jock Clear (direttore dell’ingegneria della Scuderia Ferrari) chiese a Raikkonen, con un intricato messaggio, di lasciar strada a Sebastian Vettel.

Ferrari: “Ciao Kimi sono Jock, devi salvaguardare le gomme, ma anche Sebastian non deve stressarle troppo, ci piacerebbe che tu non facessi perdere tempo a Seb…grazie

Raikkonen: “Err.. non ho capito.. scusa puoi essere un po’ più chiaro? Cosa volete che io faccia esattamente?”

Ferrari: “Cercando ovviamente di perdere il meno tempo possibile, quando riesci… c’è Seb che… c’è Seb che potrebbe andare più veloce di te e in questo momento sta rovinando le gomme e tu pure, dobbiamo salvaguardarle…”

Raikkonen: “Insomma volete che io lo faccia passare? Dai, ditemelo!”.

Kimi Raikkonen, in quella occasione, fu costretto ad una strategia a due soste per limitare il ritmo di Hamilton e lasciò passare Vettel. Il finlandese della rossa si dimostrò, come sempre, un buon compagno di squadra; così come Bottas ha sempre anteposto la vittoria del team alla sua gloria personale. Bottas, peraltro, non è e non sarà mai, nella sua carriera professionale un Kimi Raikkonen. Che alternative avrebbe oggi il buon Valtteri? Meglio essere competitivo e ben retribuito dalla Mercedes o finire in una scuderia di “mezza classifica”, stile Ricciardo?

La risposta è molto soggettiva, di sicuro in casa Mercedes e nella testa di Hamilton non ricapiterà mai più un Rosberg bis.

Il potere di Lewis Hamilton

Un quasi 5 volte campione del mondo con 70 vittorie all’attivo detta legge nel propria scuderia, perchè, per chi non l’avesse immaginato, Hamilton potrebbe anche superare il numero di vittorie di Michael Schumacher in F1.

Ben più grave è, invece, la condotta di Valtteri Bottas tesa a rallentare gli avversari. Anche nel Gp di Russia il finlandese ha provato a limitare il passo di Sebastian Vettel, durante le fasi del cambio gomma di Hamilton al 15° giro, ma nonostante il disperato tentativo, Vettel è riuscito ad infilarsi tra le due Mercedes e sopravanzare, anche se per poco, Lewis Hamilton.

La scelta di assumere un corridore come Bottas e non un pilota dell’Academy Mercedes non è stata casuale, da parte del team teutonico. Cercavano, dopo gli anni di battaglie intestine tra Nico Rosberg e Lewis Hamilton, un pilota che fosse veloce al punto giusto da non infastidire il campione inglese e che potesse aiutare il team a fare tantissimi punti e podi determinanti.
Bottas ha concluso la scorsa stagione, la sua prima in Mercedes, a soli 12 punti da Vettel e con ben 100 punti di vantaggio su Raikkonen. «Non vedo l’ora sia il 2019» ha sbottato Bottas che, però, non può pretendere l’appoggio incondizionato del team, come accadeva a Nico Rosberg che prima di vincere il mondiale nel 2016 aveva partorito il progetto e fatto crescere la Mercedes-Petronas sin dal 2010 con il connazionale Schumacher.

Kimi Raikkonen, da pilota navigato che ne ha viste tante, ha commentato la vicenda: “Un consiglio per Bottas? Gli direi di farsi un paio di birre, lo aiuterebbero. Non è l’ideale quando avviene una cosa del genere, ma è così che va la vita e non puoi farci niente”.

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