Ragioniamo su quanto abbiamo visto durante il gran premio di Italia per quello che riguarda il confronto Mercedes Ferrari. Fra moltissime convinzioni di una rossa superiore, mi sento di voler fornire un punto di vista differente e basato sui fatti. Si, perché in fondo, se la pista di Monza è ancora sempre il regno dei motori, dove le migliori power unit primeggiano e regnano, allora dobbiamo chiederci se quanto visto può bastare per dimostrazione la maggiore potenza del propulsore di Maranello rispetto a quello della stella a tre punte.

Il primo grande dubbio arriva dai dati ufficiali di velocità massima delle auto distribuiti al termine delle qualifiche.

Con il valore più alto, Hamilton risulta il favorito. Bottas in seconda posizione, considerando la micro classifica dei piloti Mercedes e Ferrari, dimostra che l’auto tedesca è effettivamente più rapida.

Considerando in secondo luogo il sorpasso che Hamilton ha compiuto in gara ai danni di Kimi, è molto interessante capire l’andamento dei tempi e dei distacchi dal momento in analisi fino alla fine della gara. Sopravanzando esattamente alla prima variante, Hamilton ha costruito un ottimo distacco lungo la curva Grande, per arrivare alla staccata della Roggia con ben tre decimi di distanza dal ferrarista.  Raggiungendo le due curve di Lesmo con oltre quattro decimi di lontananza da Kimi è stato facile per l’inglese fuggire e costruire un distacco finale, totale, di 9 secondi.

Se è ipotizzabile che l’alto carico abbia aiutato Lewis nella costruzione del vantaggio di 4 decimi lungo la parte guidata, solo la potenza del motore e la velocità finale poteva aiutarlo a staccare la Ferrari del finlandese, tra la prima e la seconda variante. Con la rossa del cavallino in scia che non è state capace di ribattere all’attacco della macchina argentata, non è facile giustificare l’ipotesi di una Ferrari più potente.

Il dubbio che la Mercedes sia l’auto con la spinta propulsiva più elevata non sembra più, almeno a livello personale, uno spettro lontano. Diventa sempre più una convinzione. Non dimentichiamo un aspetto fondamentale a contorno dei ragionamenti svolti in precedenza.

A Monza, circuito dove la resistenza aerodinamica deve essere ridotta al minimo, l’alettone delle auto tedesche assumeva incidenze ben più elevate del profilo montato a bordo delle Ferrari: una aggravante per le macchine di Lewis e Valteri che, nonostante tutto, si sono rese più che efficaci sui lunghi rettilinei del tracciato.

Si saranno nascosti fino ad ora? È solo una sensazione che verrà presto smentita? Hanno portato miglioramenti alla power unit cercando di non divulgare la notizia? Non si sa, ma i fatti fanno vacillare le certezze fino ad ora evidenziate da molti. La Ferrari è una buona macchina, però, anche quest’anno, ha un’avversaria che di sicuro non è rimasta a guardare.

A presto con nuovi aggiornamenti, dall’Ing. Aimar Alberto.

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