Temperature bollenti mettono a rischio i freni sul circuito di Sepang

Al GP Malesia i piloti utilizzeranno i freni per 16 minuti

Dopo il Gran Premio in notturna di Singapore, la Formula 1 torna a gareggiare con la luce solare con il 15° appuntamento del Mondiale 2017, in programma dal 29 settembre al 1° ottobre al Sepang International Circuit (Malesia).

Situato a 85 km da Kuala Lumpur, è stato edificato all’interno di una piantagione di olio di palma di 260 ettari. Per la sua realizzazione sono bastati 14 mesi di lavori, a cui è seguita l’inaugurazione il 9 marzo 1999.

Per anni la Formula 1 ha gareggiato su questo circuito in marzo e aprile ma l’anno scorso il GP è stato posticipato in autunno. Questo spostamento temporale si è tradotto nella gara più calda di tutto il campionato 2016: la temperatura del tracciato è oscillata tra i 49 gradi Centigradi e i 56 gradi Centigradi.

Le maggiori criticità sono legate pertanto al corretto dimensionamento delle prese d’aria che devono consentire la gestione ottimale delle temperature di funzionamento dell’impianto frenante su tutte le 15 curve del circuito.

Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 20 piste del Mondiale usando una scala da 1 a 10, il Sepang International Circuit rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. La pista malese si è meritata un indice di difficoltà di 7, identico al valore ottenuto dai circuiti di Budapest, Barcellona e Monaco.

L’impegno dei freni durante il GP

Le 15 curve del tracciato richiedono l’impiego dei freni in 8 occasioni per giro. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota usa i freni circa 450 volte per un tempo complessivo di poco inferiore ai 16 minuti.

In media ogni giro i freni sono usati per 17 secondi, valore simile a Budapest e Monaco le cui piste sono però molto più corte rispetto ai 5.543 metri di Sepang. La decelerazione media è di 3,7 g ma senza i tornanti alle curve 2 e 14 il valore sarebbe decisamente più alto.

Molto bassa è l’energia dissipata in frenata nel corso della gara da una monoposto: appena 100 kWh, secondo valore più basso del Mondiale dopo i 76 kWh di Silverstone. A Spa-Francorchamps si registrano in media 102 kWh e a Suzuka si toccano i 109 kWh.

Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale di 47 tonnellate: un valore non troppo dissimile da Silverstone (46,2 tonnellate) ma in quel caso la temperatura ambientale è più bassa mentre in Malesia lo sforzo fisico è aggravato dal caldo e dall’umidità.

Le frenate più impegnative

Delle 8 frenate del Sepang International Circuit  2 sono classificate dai tecnici Brembo come impegnative per i freni, 3 sono di media difficoltà e le restanti 3 sono light.

La più impegnativa in assoluto è la curva Pangkor Laut (curva 1): le monoposto passano da 328 km/h a 90 km/h in 3,11 secondi, in cui percorrono 68 metri, la lunghezza di 5 campi di badminton. In questo punto i piloti sono soggetti ad una decelerazione di 4,4 g ed esercitano un carico di 125 kg sul pedale del freno.

La decelerazione di 4,4 g è la stessa anche alla curva 15, l’ultima prima del traguardo: leggermente minori sono però le velocità a cui si utilizzano i freni (320 km/h) e quella d’ingresso in curva (87 km/h), così come lo spazio di frenata (67 metri) e il carico sul pedale del freno (123 kg).

Notevole è anche la frenata alla Langkawi (curva 4): da 309 km/h a 108 km/h in 2,3 secondi e 57 metri con una decelerazione massima di 4,3 g. Alla curva 7 invece i piloti usano i freni solo per 1,09 secondi, sufficienti a ridurre la velocità da 294 km/h a 208 km/h.

Prestazioni Brembo

Le monoposto con almeno un componente Brembo hanno vinto 13 delle 18 edizioni del GP Malesia finora disputate, incluse le ultime 9. Il pilota più vincente è Sebastian Vettel con 4 trionfi, 3 con la Red Bull e l’ultimo con la Ferrari, nel 2015. Insieme al connazionale Michael Schumacher è l’unico ad aver vinto 2 edizioni consecutive. Un’impresa che cercherà di bissare quest’anno Daniel Ricciardo.

 

fonte   www.brembo.com

Grafica copertina Salvatore Asero

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