Chi bazzica per i circuiti in occasione dei weekend di gara della Formula 1, stampa e “guests” compresi, frequenta con piacere ed assiduità le strutture a 2 o 3 piani con terrazze annesse vista circuito, che i vari team nel paddock mettono a disposizione delle proprie maestranze, dei giornalisti accreditati e degli invitati: le Hospitality.

 

Talune autentici santuari e mete di continui pellegrinaggi, bivacchi, ove gli astanti sono trattati alla stregua di ospiti d’onore, clienti privilegiati (ma non si paga nulla, giusto per la cronaca); in altre alquanto asettiche e “fredde”, regna una certa desolazione, ci si intrattiene per qualche istante. Ma non è qui la festa!

Tra queste, spiace dirlo, c’è “casa” Ferrari, che dovrebbe essere Casa Italia per definizione, il covo della comunità nostrana, cosa che, eccezion fatta per alcuni sporadici astanti, purtroppo non è; la gestione è affidata a personale Philip Morris, di italiano non se ne parla…vuoto pneumatico. E a proposito degli pneumatici, l’Hospitality Pirelli è assurta a rifugio tricolore dove si può far colazione, pasteggiare o prendersi un attimo di pausa in un’atmosfera conviviale degna di tal nome.  E magari scambiare quattro chiacchiere in libertà con il buon Mario Isola ed i ragazzi del colosso milanese che, nonostante la proprietà cinese, non ha perso la propria autenticità, il “calore” nostrano più vero.

Se volessimo stilare la graduatoria di un ipotetico Mondiale Ospitalità, secondo il nostro personale giudizio comunque avvalorato dalla generale e cospicua frequentazione, al comando con ampio margine di vantaggio sulla concorrenza, troviamo la spettacolare Energy Station di Redbull e ToroRosso, e la “cattedrale” McLaren; nonostante il team di Woking sia malinconicamente in fondo alla classifica costruttori, svetta in questa particolare classifica. Williams con la sua “Terrazza Martini”, e Mercedes con il “Silver Cube” seguono a ruota, distanziando il resto del plotone.

Ma l’ambiente come si usa dire, Ferrari e pochissimi altri a parte, è ovunque cordiale e gradevole; spesso ci si trova a fianco dei piloti, dei meccanici e degli altri componenti le differenti scuderie che pranzano e si rilassano dalle fatiche in pista; si possono scambiare quattro chiacchiere con chi di solito parla solo nelle conferenze stampa comandate, magari dando qualche sbirciatina alle segrete stanze che compongono le  Hospitality, laddove si riuniscono i vertici dei team, i piloti, lo staff media.

 

 

 

Non mancano “contaminazioni” in talune occasioni: si incrocia il buon Niki Lauda molto spesso ospite alla connazionale Energy Station, oppure in Mercedes ai piani più alti si ritrovano i team principals delle varie scuderie impegnati in riunioni sui massimi sistemi motoristici. Lascia invece stupiti, non più di tanto poi, che i nippo di Honda abbiamo un proprio quartier generale bonsai a fianco della maestosa dimora McLaren. Separati di casa, e questo la dice tutta sul difficile, secondo matrimonio tra la scuderia inglese ed il motorista giapponese.

L’avvento di Liberty Media poi, ha cambiato in parte anche la “vita” del paddock, dove a Barcellona abbiamo visto apparire l’oasi Heineken, con musica, birra a volontà e stupende ragazze danzanti a scaldare l’ambiente. Qualcosa di impensabile fino a un  Ecclestone fa!

 

Alessandro Sala

foto di  @AlessandroSala1

1 risposta

  1. Fel Sci

    …che articolo inutile, chi se ne frega! Forse sarà proprio l’articolista ad avere avuto una cattiva esperienza…e se fosse, chissà perchè…

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