Sono passati oltre 4000 giorni dall’ultimo trionfo Mondiale Ferrari. Bisogna fare uno sforzo di memoria e tornare, infatti, al 21 ottobre 2007 e al Gran Premio del Brasile per ricordare un finale glorioso per il Cavallino Rampante.

Al team di Maranello, nel 2019, non potrà più bastare arrivare in “semifinale” o, semplicemente, iniziare bene l’anno, servirà una costanza di rendimento da Melbourne ad Abu Dhabi.

Kimi Raikkonen è l’ultimo pilota ferrarista ad aver alzato le braccia al cielo al termine di una stagione di Formula 1. Il finlandese, prima di salutare tutti e proiettarsi alla sua nuova avventura in Alfa-Sauber, ha speso parole importanti: “Ci tengo a dirvi che non voglio essere l’ultimo campione del mondo in Ferrari, spero che il titolo arrivi nei prossimi 12 mesi. Ve lo meritate”.

Un messaggio finale significativo da parte del finlandese. Diversi piloti, con grandi curriculum, hanno provato a scalzare Raikkonen dalla cima della hall of fame di Maranello. In molte circostanze la buona sorte non ha aiutato i piloti della rossa. Dalla beffa di Felipe Massa nel 2008, passando per gli anni calienti di Fernando Alonso, fino ad arrivare all’attualità con Sebastian Vettel. Titoli sfiorati ma mai agguantati.
Sebastian Vettel ha rinnovato la fiducia al team nel segno della continuità e della stima reciproca con una lettera di auguri. La promessa del tedesco di dare tutto, per ottenere il massimo obiettivo possibile nel 2019, è un buon punto di partenza.

Il digiuno di vittorie si chiuderà nel 2019?

Prima delle recenti epopee di Red Bull e Mercedes, la McLaren di Lewis Hamilton e la BrawnGp di Jenson Button hanno strappato il titolo ai piloti Ferrari.  In 68 anni di storia di Formula 1, non è la prima volta che la scuderia Ferrari si ritrova in un trend così negativo. L’astinenza di vittorie più lunga della storia del scuderia emiliana è durata 21 anni. Tra la fine degli anni ‘70 ed il 2000, come ci ricorda l’albo d’oro della scuderia Ferrari.

Dopo le prime due stagioni dominate dalla Alfa Romeo di Nino Farina (1950) e Juan Manuel Fangio (1951) il primo titolo della storia del Cavallino Rampante arrivò con Alberto Ascari nel 1952, che fece il bis nel ‘53. Il terzo titolo per la Ferrari arrivò nel 1956 con Fangio, quindi il quarto nel 1958 con Mike Hawthorn, il quinto nel 1961 con Phil Hill, ed il sesto nel 1964 con l’inglese John Surtees.

Per il settimo titolo in casa Ferrari si dovettero aspettare 11 anni ed un genio austriaco. L’eroe fu Niki Lauda che, nel 1975, trionfò davanti ad Emerson Fittipaldi. Undici interminabili anni di attesa, esattamente come il digiuno attuale. La fine degli anni ‘70 fu un periodo d’oro per la Ferrari, che collezionò altri due trionfi Mondiali, con lo stesso Lauda nel 1977 e Jody Scheckter nel 1979.

Dopo la vittoria del pilota sudafricano prese il via l’astinenza più lunga e dolorosa per la scuderia di Maranello. Il tabù fu rotto dal Kaiser Schumacher che nel 2000 riportò il Cavallino sul tetto del mondo. Gli anni ‘80 e ‘90 furono due decenni avari di soddisfazioni per la Ferrari ma l’attesa valse, poi, il periodo successivo del dominio aureo di Michael Schumacher, con cinque titoli consecutivi fino al 2004.
Nel 2007 Kimi Raikkonen sembrava poter riaprire un ciclo sulle orme di Michael ma, dal 21 ottobre 2007, il finlandese è rimasto l’ultimo campione del mondo Ferrari.

Interrompere il trend

In caso di insuccesso nella prossima stagione, la Ferrari incorrerà nella seconda striscia di insuccessi peggiore di sempre. Il rischio è quello di superare gli 11 anni tra la fine degli anni ‘60 ed i primi anni ‘70. L’obiettivo è interrompere il trend negativo con un successo roboante. Quest’anno la Ferrari può puntare su una coppia inedita e determinata. Sebastian Vettel ha qualcosa da farsi perdonare e questo può rianimare l’animo ferito di un quattro volte campione del mondo. Charles Leclerc non si pone limiti. Il monegasco punta tutto sul suo genio regolato, che gli permette di gestire la pressione. Nessuno meglio di Leclerc sa che il suo destino da pilota ai massimi livelli della F1 passa dalla stagione 2019.

Penso che Leclerc sia il leader della sua generazione”. L’investitura di Ross Brown, può rappresentare solo uno stimolo ulteriore per Leclerc in vista della prossima stagione. Bernie Ecclestone ha parlato, invece, del periodo d’oro della Ferrari con Michael Schumacher, quando c’era una struttura incentrata esclusivamente sul tedesco e le soddisfazioni Mondiali furono numerose. Se oggi Bottas sta a Barrichello, la Ferrari ha fatto una scelta coraggiosa ed opposta alla Mercedes per il prossimo anno.

Proteggere Charles Leclerc e stimolare Sebastian Vettel appare utopistico. Uno dei due piloti, esattamente tra 365 giorni, sarà uscito con le ossa rotte da un confronto generazionale senza precedenti nel team. All’alba del 2019 puntare sulla rinascita di Vettel e formare il campione di domani, Charles Leclerc, pare la strada più sicura per gli uomini di Maranello. La volontà di Sergio Marchionne, scomparso tristemente in questo 2018, è stata rispettata. Non ci resta che attendere l’inizio della stagione più calda di sempre nella storia della F1. Intanto, da parte mia e di newsf1 gli auguri di un 2019 ricco di felicità ed emozioni.

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