Non sarà solo la lotta per il campionato del mondo a risolversi ad Abu Dhabi fra pochi giorni. Che vinca Rosberg o Hamilton è una eventualità che non cambierà di una virgola un verdetto già espresso con evidenza. Confermato peraltro gara dopo gara per tutto il corso della stagione con prestazioni a volte sfortunate, altre volte deludenti, solo in poche occasioni soddisfacenti e incoraggianti. Il campionato della Ferrari si chiuderà infatti sul circuito di Yas Marina con rimpianti forse più extra sportivi che non legati strettamente al risultato della pista. Che possa giungere una tardiva vittoria nel deserto di Abu Dhabi, peraltro improbabile, non cambierebbe sostanzialmente i risultati (magri) raccolti per tutto l’anno. Sul tracciato degli emirati il caldo spingerà le Mercedes verso una comoda doppietta, disturbata forse dalla Red Bull, consapevoli di quanto il caldo abbia penalizzato per tutto l’anno la macchina, quest’anno (al contrario del 2015) più a suo agio con le basse temperature.

Zero vittorie che ricorderebbero il 2014 certo, ma con un peso specifico diverso. Quello era un gruppo stanco che andava chiudendo un ciclo, con Alonso e Montezemolo ormai in partenza e il team principal Domenicali sostituito a metà stagione dalla meteora Mattiacci. L’arrivo di Vettel, Marchione e Arrivabene nel 2015 ha invece aperto un ciclo nuovo, che ancora non ha trovato la stabilità necessaria a livello tecnico e organizzativo della squadra di cui c’è un disperato bisogno. Oltre alle preoccupazioni, peraltro legittime, legate allo sviluppo della macchina del 2017 (ormai peraltro in fase avanzata) è importante ritrovare stabilità e definire gerarchie chiare per formare un nuovo gruppo vincente che possa consolidare la propria coesione nel corso del tempo ed imporsi nuovamente come riferimento in termini di sviluppo e innovazioni tecniche. Così come è stato con la grande Ferrari degli anni 2000, così come lo è stata la Red Bull degli anni 2010/2013 ed in parte continua ad essere: una struttura interna solo minimamente rimaneggiata  che continua a vedere in Adrian Newey la naturale punta di diamante di un gruppo ben rodato che nonostante annate non proficue ha mantenuto la struttura e la faccia.

Ora, il compito affidato a Maurizio Arrivabene, non certo facile, di riportare in alto la squadra è passato per alcune difficoltà impreviste, prima tra tutte l’addio/allontanamento di James Allison. La SF16-H nata dalla sua penna, pur manifestando carenze e/o problemi, ha sostanzialmente mancato di sviluppo nella parte centrale del campionato da Barcellona in avanti. Proprio nei mesi estivi, quelli più delicati e intensi per lo sviluppo della monoposto, la situazione di sbandamento a livello della direzione tecnica si è manifestata con evidenza e così, mentre Mercedes e Red Bull hanno portavo avanti il loro sviluppo a gran velocità, la Ferrari ha arrancato. Nella nuova struttura orizzontale voluta proprio da Arrivabene per valorizzare i talenti che la squadra ha già al suo interno, è necessario del tempo. Tempo perché si possa creare una coesione di gruppo e di squadra fondamentale per qualunque risultato.

Risultati che passano certo anche dal rendimento dei piloti; l’anno no di Vettel non può far gridare all’involuzione di un campione, così come l’anno buono di Raikkonen non può far parlare di rivalità interna fra i due. L’uno si è ritrovato a voler fare e forse strafare con una macchina che a lui si adatta poco, l’altro al contrario si è ritrovato fra le mani un’auto mediocre da cui però per abilità e talento è riuscito a tirare fuori forse più di quanto si aspettava. Il capitolo piloti non può né deve essere considerato il problema di questa squadra. 5 campionati del mondo sono alla guida della Ferrai e questo non ammette discussioni. Per il 2017, anno di svolta per le vetture e di presumibile transizione per la squadra, quello che ci possiamo auspicare è il ritorno ad una struttura tecnica coesa che al netto delle tempistiche richieste per ritrovare quella scintilla di genialità di cui sopra, sia messa in condizione di rischiare e innovare senza paura. Con puro spirito racing.

di Stefano De Nicolo’   @stefanodenicolo

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