Fernando Alonso sta per affrontare l’ultima curva, sfiora il muro dei campioni, punta gli occhi alla bandiera a scacchi e taglia il traguardo dei 300 Gp in Formula 1. Ecco l’epilogo degno di un campione del mondo.

Tradito dal mezzo, da tutti i fornitori possibili e dai suoi giochi politici. Cosa rimane, oggi, del pilota in grado di difendersi ad Imola dal Kaiser Schumacher?

Il ricordo sbiadito di un talento cristallino. Se si scoprisse che il vero Fernando vive felicemente su di una calda isola della Spagna da diversi anni, lontano dal frastuono del paddock, qualcuno si meraviglierebbe?

Una controfigura del corridore di Oviedo non sarebbe nemmeno così difficile da immaginare, forse ci ha pensato lo stesso spagnolo a crearsela. Fernando Alonso, oggi, vive nel riflesso del mito di un tempo. Una luce che nasconde la sua dimensione attuale.

In una recente intervista televisiva rilasciata a Sky Sports Uk, l’ex campione del mondo ha provato a riaccendere quella luce offuscata. “Penso di essere tra i migliori piloti della storia della Formula 1 – ha dichiarato Alonso – ma probabilmente non il migliore”.

“Ci sono piloti migliori di me in diverse aree del weekend – ha sottolineato lo spagnolo – probabilmente non sono il pilota più veloce in qualifica, o il più veloce in gara, o il più veloce in condizioni di bagnate, ma credo di essere da 9,5 in tutte le aree e cerco di trarne beneficio.

L’unico beneficio da 9,5 è il contratto da 37.8 milioni all’anno che Fernando ha strappato alla McLaren. La scuderia che avrebbe dovuto consacrarlo nel 2007 e che, invece, ha segnato la carriera di Fernando.

Rosberg le ha definite “internal politics games”, quelle pratiche che hanno limitato i successi di Alonso. “Vorremo tutti vederlo su una macchina competitiva, ma nessuno lo vuole a causa dei suoi giochi politici all’interno della squadra”. Questo è il parere di Nico Rosberg. Per molti è stata solo questione di sfortuna, ma il carattere di Fernando ha, sicuramente, condizionato la sua immagine.

C’è stato un momento in cui Alonso avrebbe potuto chiedere la luna e in cui le sue possibilità di approdare in un top team, da numero 1, erano infinite.

Il ritorno nel 2015 in McLaren è stato un esilio dorato ed obbligato dai rapporti logori con un Circus intero, che lo ha stimato ma mai amato. Naturalmente i soldi, una montagna di soldi velati da una ipocrita nostalgia. “Ho cominciato con una McLaren-Honda replica costruita da mio padre quando avevo tre anni e finirò con una vera McLaren-Honda di F1”. Fernando terminerà la sua carriera in Formula 1 su un propulsore Renault ed una McLaren, comunque, poco affidabile.

Quante responsabilità sono ricadute sui tecnici della Honda? Umiliati dalle comunicazioni via radio di Alonso, i nipponici hanno subito accuse pesanti dal team di Woking.

Nelle tre stagioni con la fornitura giapponese, la McLaren proclamava l’unicità della vettura per le sue soluzioni aerodinamiche e per un telaio all’avanguardia; svantaggiata solo da un motore poco prestazionale.

Il passaggio a Renault ha chiarificato che le colpe non erano attribuibili, esclusivamente, alla Honda.

Al debutto con motore Renault in Australia, Alonso dichiarò: “Ora possiamo difenderci o attaccare. Sono già pronti dei miglioramenti e siamo sicuri che quest’anno sarà diverso, ci divertiremo. Il team ha fatto un grande lavoro durante l’inverno. Dobbiamo avvicinarci alla Red Bull il prima possibile”.

L’obiettivo di stare al passo della Red Bull è sicuramente naufragato. Gli entusiasmi di inizio anno di Fernando si sono già spenti, complice una vettura che, oggi, fa fatica a sopravanzare persino l’Alfa-Sauber.

A Monaco e Montreal, dopo due ritiri per problemi tecnici, i toni sono ritornati ad essere quelli dei tempi di McLaren-Honda delle precedenti stagioni. “È triste e frustrante, sono deluso da questo risultato, non eravamo competitivi questo fine settimana. Dobbiamo trovare più prestazioni e un modo di diventare competitivi. Anche l’affidabilità è importante, lo abbiamo visto con i punti persi nelle ultime gare, ritirandoci oggi e a Monaco quando eravamo settimi. Ci sono alcune aree dell’auto che bisogna per forza migliorare, vedremo cosa accadrà nei prossimi due mesi – ha dichiarato Fernando – Intanto stasera volo in Francia visto che già domani ho bisogno di essere a Le Mans. Sarà un lunedì impegnativo e una nuova esperienza, non vedo l’ora di farla”.

Alonso sta provando a distrarsi con altre discipline del Motorsport. Lo spagnolo si sta allenando per il debutto alla 24 Ore di Le Mans. Nella passata stagione ha sperimentato, senza preparazione e successo, la 500 Miglia di Indianapolis, disciplina che potrebbe riprovare in futuro per inseguire l’obiettivo della tripla corona del Motorsport.

Un titolo più platonico che effettivo. Una rincorsa ad una redenzione, sulle orme di Graham Hill, unico pilota nella storia a centrare il traguardo.

“La Triple Crown è un obiettivo allettante perché è così difficile da raggiungere, sono le tre gare più importanti del mondo delle quattro ruote: Indy 500, Monaco e Le Mans – ha chiosato Alonso – è una sfida perché tutti e tre richiedono uno stile di guida diverso e una diversa tecnica. Se sfidi i tuoi limiti e cerchi di essere il migliore in tutte le aree, devi essere un pilota completo e io non voglio essere solo un buon pilota, voglio essere il più completo e, spero, il migliore del mondo“.

Ci risiamo. Venga avanti signor Alonso, abbiamo tenuto il solito microfono per lei ed il suo specchio.

Foto Federico Basile

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