Lo spagnolo ha creato qualche perplessità quando ha comunicato al mondo che avrebbe partecipato ad una delle gare più dure e storiche del Motorsport, la Indy500. Ma Fernando non delude nemmeno stavolta: campione in Formula 1, campione in Indy, segno di quanto l’asturiano sia uno dei veri talenti in griglia. Il suo unico difetto? La Honda, che sembra ormai sabotarlo ovunque e comunque.

Le ultime settimane per lo spagnolo sono state davvero impegnate, a partire dal rookie test: la domenica era li, a battagliare con la sua McLaren Honda sul circuito di Sochi (GP in cui si è ritirato), e il mercoledì successivo era nel catino più famoso del mondo, quello di Indianapolis, a tentare di superare il Rookie Orientation Test all’esordio su una monoposto di IndyCar. E Fernando già sbalordisce, superando brillantemente il test, grande partenza di una avventura che potrebbe restare nella storia.

Credits: McLarenIndy Official Twitter Account

Alonso torna allora in Spagna, per il suo personale GP di casa, compie un’altra straordinaria impresa in qualifica, classificandosi 7°, e riparte subito dopo per disputare la prima sessione di prove libere, la prima opportunità di saggiare le curve di Indianapolis con un po’ di compagnia in pista.

“La sua partecipazione alla Indy500 è una grande cosa per il motorsport.” Ha sostenuto Ross Brawn.

“Posso capire la voglia e il desiderio di Fernando, è il migliore, ma il suo team non è in un grande momento, non è il momento giusto per andarsene.” Ha detto Toto Wolff.

“Ne ha bisogno, data la disastrosa situazione che sta vivendo in McLaren”, ha dichiarato Mark Webber.

“La sua assenza al GP di Monaco non è professionale al 100%”, ha dichiarato invece Felipe Massa.

I dati, però, parlano chiaro: il rookie test di Fernando Alonso, in diretta streaming su YouTube, ha tenuto incollati allo schermo 2 milioni di spettatori, non male per una categoria che ha meno rilevanza in Europa, dove Fernando è più conosciuto, e per un test che ha visto l’asturiano girare in tondo completamente solo sull’ovale di Indianapolis.

Credits: McLaren Official Twitter Account

Alle prime prove libere Fernando si adatta, comincia a comprendere i meccanismi di una categoria diversa da quella in cui corre da ben 16 anni, e da’ la prima dimostrazione del suo talento nelle qualifiche: è il 5° tempo il suo, più veloce di veterani della IndyCar come Kanaan, Will Power, Juan Pablo Montoya e tanti altri.

La sua posizione si riconferma durante la qualifica dei Fast Nine, i 9 più veloci, e Fernando è pronto a partire dalla 2° fila.

 

Fernando salta un Gran Premio di Monaco noioso, privo di sorpassi, quasi soporifero, e alle 18:00 sono tutti incollati alla tv per essere testimoni di cosa potrà davvero fare Alonso, quanto dimostrerà di essere quel talento di cui tutti parlano sempre, anche in questi tre anni in cui il samurai (come lui si autodefinisce), ha dovuto lottare contro le mancanze della McLaren Honda.

Credits: McLaren Official Twitter Account

A parte la partenza in cui scivola nelle retrovie (non esce comunque dalla Top 10), Fernando Alonso si risveglia, sfodera un sorpasso dopo l’altro, giro dopo giro, in una gara che tiene tutti gli spettatori di Indianapolis in piedi per l’eccitazione, e tutti i telespettatori incollati alla tv. Guida il gruppo per gran parte della gara, e per un attimo, l’immagine è simbolica: in alto, sullo schermo, accanto al nome di Fernando Alonso c’è scritto Leader. Una scritta che, forse, sarebbe dovuta comparire spesso, accanto al suo nome, in questi anni in cui il pilota spagnolo è stato sfortunato, o ha fatto scelte sbagliate, o semplicemente, era destino che la fortuna non lo baciasse più.

C’è una cosa, però, che contraddistingue Fernando Alonso: è il talento, quel talento che non lo abbandona mai, un talento che in questa lunga gara, Fernando ha mostrato di nuovo a tutti. Che risulti simpatico, antipatico, un po’ attore o un po’ arrogante, nessuno nega che Alonso sia uno dei migliori di questo sport, e non solo della Formula 1, ma di tutto il motor sport. E questo è dimostrato dal fatto che in questi tre anni di McLaren Honda, pur con una monoposto che gli ha permesso di lottare al massimo per il 15° posto, Fernando sia sempre stato sulla bocca di tutti, sempre protagonista, anche dalle retrovie e tante volte ci si è chiesti come sarebbero andate a finire queste ultime stagioni, se lo spagnolo avesse avuto una monoposto competitiva.

Credits: McLarenIndy Official Twitter Account

Il binomio McLaren Honda ha consolidato un matrimonio che ha mal funzionato sin dall’inizio, e sono solo le penali economiche, probabilmente, a tardare un divorzio che appare scontato agli occhi di tutti. A parte situazioni eccezionali, la monoposto “spinta” dal propulsore Honda ha fatto parlare di se solo in negativo, con rotture, piccoli passi avanti, cali di potenza, problemi inspiegabili e team radio furenti di Fernando. La casa giapponese continua per la propria strada, ma la McLaren è sempre li, al fondo della classifica, a sprecare un talento straordinario che stravolgerebbe le carte della Formula 1.

La sensazione è che la McLaren e Ross Brown abbiano proposto ad Alonso di partecipare a questa gara mitica come fosse un “contentino”: una sorta di premio di consolazione (se così possiamo chiamarlo) per riparare al disastro di queste ultime tre stagioni e forse tentare di tenere legato a Woking il pilota spagnolo, che più che mai ha sete di vittoria.

Credits: Fernando Alonso Official Twitter Account

Ed è proprio la Honda a spezzare il sogno della Tripla Corona per Alonso ad Indianapolis: a 21 giri dalla fine, anche qui, sulla sua McLaren  Honda Andretti arancione, il motore Honda abbandona l’asturiano, mettendo fine ai sogni di gloria suoi e di tutti gli appassionati di questo sport.

Fernando è sceso dalla sua monoposto comunque sorridendo: la sua, seppur con un ritiro, è sempre una impresa. Perché Alonso si dimostra, ancora una volta, un grande talento e soprattutto unisce due mondi distanti, quello della Formula 1 e quello della Indy Car, che sono d’accordo nell’esclamare all’unisono che Fernando meritava sicuramente di più.

 

Ha guidato come un veterano, ha macinato sorpassi su sorpassi, ha unito due mondi diversi, e per un attimo, ne è stato l’eroe. Un eroe che, ad Indianapolis domenica, così come in Formula 1 in tutti questi anni, meritava di più. Molto di più.

di Marika Laselva
Twitter: @Marika Laselva

 

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