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Nuova ala posteriore molto scarica come prima novità visibile per le due Ferrari a Monza.

Novità, però, che non sembra aver suscitato il grande interesse dei due pilota della scuderia italiana.

Il tempo migliore per Alonso, infatti, arriva solo in presenza di un profilo più carico, come quello visto a Spa.

Possiamo dire, però, che per questa soluzione sia già finita?

In relatà ipotizzo di no: il weekend è appena all’inizio e le qualifiche di oggi sono state pressoché anomale rispetto a quel che ci aspetteremo per tutto il resto della gara. Analizziamo i fattori che mano a mano entreranno in gioco nel corso delle tre giornate. IL FATTORE METEO: Meteo_monza



Il weekend  si prevede alternato e instabile, e nettamente diviso da due andamenti ben distinti delle condizioni atmosferiche: dalle previsioni si può evincere che fino al sabato mattina vi sarà molta instabilità con piogge previste per il primo pomeriggio di prove libere. Dopo questo periodo, dalle qualifiche in poi, spunta il sole, ed in pratica tutto il lavoro fatto per determinare la deportanza e l’equilibrio aerodinamico verrà ad essere superfluo senza un minimo di lungimiranza dei tecnici. In particolare, con l’asfalto che si viene a scaldare, le gomme potrebbe essere più efficaci andando ad acquistare un grado di morbidezza maggiore per garantire maggiore tenuta della vettura sui rapidi cambi di direzione e in quelle curve veloci come l’ultima della parabolica. Fattore  questo che potrebbe spingere Fernando Alonso a riconsiderare la soluzione qua presentata. guardando le prime prove libere ci si è resi conto di quanto fosse messo male l’asfalto del circuito, e di quanta polvere e detriti fossero presenti sulle traiettorie, almeno per i primi 20 o 30 minuti. Tolta la polvere, che già di per se impediva il grip, è poi arrivato il problema della gommatura dell’asfalto, assolutamente inesistente, e probabilmente segno che di corse non se ne svolgevano da un po’ su quell’asfalto. In effetti la gommatura in cosa consiste? Le copertura, passando ripetutamente sulle micro-asperità dell’asfalto, che sono i granelli di sabbia e ghiaia che lo compongono, si deformano per adattarsi al meglio ad esse. Deformandosi e , nel contempo, subendo gli sforzi di taglio dovuti alle coppie motrici e alle forze centrifughe, vengono ad erodersi per abrasione (per strappo)

 

deformazioni Queste piccolissime parti di gomma, che per intenderci non sono quasi visibili ad occhio nudo, e quindi non sono da scambiare con i murbles ai lati della traiettoria (estremamente destabilizzanti) complice l’alta temperatura che le rende “appiccicose” , si infilano nelle fessure aderendo perfettamente, e creano uno strato di vera e propria gomma. Ciò migliora di molto l’aderenza dello pneumatico, andando di fatto ad elevare il coefficiente di attrito statico tra gomma e suolo. Contando sempre la previsione di innalzamento delle temperature del manto stradale, potremmo vedere incrementi di aderenza inaspettati. TERZO FATTORE: LE GOMME MORBIDE   Fino ad ora si sono viste usare solo le gomme più dure dei due tipi presenti a Monza, ma sappiamo bene che in questo circuito il consumo di battistrada non è molto elevato e usualmente si possono percorrere quantità di giri consistenti anche con le coperture più morbide. Verrebbe da pensare che prevedere una parte di gara con gli pneumatici soft, potrebbe agevolare un incremento di tenuta, specialmente nella parte finale della competizione, quando la macchina è più scarica e quindi si riesce anche a mantenere un livello di degrado abbastanza basso da far durare nel tempo le performance dello stesso. Unendo questo risultato, al fattore meteo (in buona ripresa secondo le previsioni) ed al fattore gommatura dell’asfalto, si possono ricavare i presupposti adeguati ad un cambio di rotta per tornare a considerare la soluzione con basso carico aerodinamico, e portare la vettura ad avere comunque livelli soddisfacenti di tenuta, e una velocità per contrastare le Mercedes e le Williams che a nostro parere saranno molto difficili da battere. A presto con ulteriori spunti!

Articolo dell’Ing.  Aimar Alberto

SITO ; AIMARALBERTO.WIX.COM/AEROSPACE-WORLD

 

 

 

 

 

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