Anche il 5° GP della stagione viene messo in archivio non senza rammarico da parte di tutto il popolo Ferrarista, la quinta gara corrisponde con la quinta doppietta Mercedes proprio nell’anno in cui la Rossa avrebbe dovuto affondare il coltello di una rimonta tecnica partita in modo importante nel 2017; è interessante notare come ci sia stata una netta involuzione nelle prestazioni delle vetture di Maranello che hanno lottato ad armi pari almeno fino all’arrivo dell’estate sia nel 2017 che nel 2018.

BINOTTO: “SIAMO QUI PER INIZIARE UN CICLO”

Questa una delle prime dichiarazioni di Mattia Binotto il quale ricopre un doppio ruolo in Ferrari, Team Principal e Direttore Tecnico; l’aver assunto questi due ruoli si sta rivelando un boomerang per l’Ingegnere Italiano il quale non potrà di certo sottrarsi non tanto alle critiche del focoso popolo Italico ma soprattutto alle sue responsabilità di una stagione che vede Vettel superato da Verstappen in classifica e quindi proprio da una vettura, la Red Bull, che monta il propulsore che era il meno indicato per essere davanti alla power unit Ferrari, ovvero quello della Honda che tanti problemi ha avuto sin dal debutto ed anche nel 2018.

LEZIONE DA RED BULL, NON CONTA SOLO IL MOTORE

Quando Binotto è stato nominato Team Principal a spese di Arrivabene parte della stampa ha accolto la notizia come una rivelazione divina, finalmente un motorista alla guida della Ferrari, si è detto, purtroppo in molti, troppi, forse nostalgici o forse rimasti mentalmente ad epoche diverse e lontane, non hanno capito cosa è la F1 attuale, la meccanica del telaio e l’aerodinamica sono troppo importanti per poter puntare solo sul propulsore ed in Spagna se ne è avuta la prova proprio in quel 3° settore che è stato da anni il tallone d’Achille delle vetture del Cavallino Rampante; non esser stati in grado di migliorare i propri difetti è tipico di 2 tipi di tecnici, gli incapaci ed i presuntuosi.

Non sappiamo quale sia il vero difetto, tra i due elencati, di chi lavora sulle vetture Rosse, tuttavia i numeri parlano chiaro e sono impietosi.

SPAGNA QUALIFICHE NEL TRIENNIO 2017-2018-2019

Ecco alcuni numeri da osservare con attenzione
2017 Hamilton pole position con 1:19.149 Vettel 2° con 1:19.200 gap + 0.051 sec.
2018 Hamilton pole position con 1:16.173 Vettel 3° con 1:16.305 gap + 0.132 sec.
2019 Bottas pole position con 1:15.406 Vettel 3° con 1:16.272 gap + 0.866 sec.

Poco conta che nel 2019 Vettel sia stato distanziato da Hamilton di circa 2 decimi perché poi in gara il Britannico ha fatto vedere di che pasta è fatto vincendo e solo grazie ad una safety car non ha dato una trentina di secondi di distacco alle Ferrari.

SPAGNA, IL 3° SETTORE LA VERA PIAGA ROSSA

Andando a rivedere qualche numero delle passate stagioni risalta all’occhio come le difficoltà delle Ferrari nel 3° settore di Montmelò siano endemiche. Ecco i best times in gara delle Ferrari rispetto ai più veloci

2017 Hamilton 28.367 Vettel 29.032 (4° tempo) gap + 0.665 sec.
2018 Ricciardo 26.788 Vettel 27.172 (4° tempo) gap + 0.384 sec.
2019 Hamilton 26.873 Vettel 27.450 (4° tempo) gap + 0.577 sec.

In pratica sono 3 anni che la Ferrari non riesce ad andare oltre il 4° posto nel 3° settore della pista Spagnola e questo nonostante l’adozione di specifiche nuove anche di motore arrivate con anticipo sul calendario nella presunzione di puntare, su una pista del genere, sulla potenza e non sulla guidabilità della vettura, un difetto che oramai è diventato ‘tradizionale’ come l’incapacità di far funzionare a dovere le gomme.

LA SCELTA AERODINAMICA

A monte di questa mancata evoluzione, che si traduce in netta involuzione in F1, c’è probabilmente una scelta aerodinamica scellerata che forse riguarda le ali e la loro conformazione soprattutto se rapportata alle sospensioni che non fanno adeguatamente il loro dovere; la stessa Mercedes ai test pre-campionato aveva in tasca la soluzione ‘B’ presentando due vetture diverse nelle due sessioni a disposizione facendo così trasparire una preparazione tecnica e soprattutto organizzativa che un solo uomo al comando non può avere soprattutto se ricopre due ruoli così importanti in una scuderia in cui lavorano centinaia di persone.

Marco Asfalto

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