Secondo Charlie Whiting l’improvviso calo di competitività della Ferrari negli ultimi Gran Premi non è da ricercarsi nella richiesta da parte della Federazione di montare il doppio sensore di controllo sulle batterie,confermando di fatto, la piena legalità della scuderia italiana.

Nel weekend di Suzuka, quello del doppio sensore montato sulle batterie Ferrari è stato l’argomento più discusso all’interno del paddock dopo che Maurizio Arrivabene ne aveva confermato la presenza.

La sostanziale differenza del brevetto Ferrari per quanto riguarda le batterie ha reso necessario che la Fia intervenisse chiedendo agli uomini di Maranello di dotare il pacco batterie (diviso in due celle distinte) di due sensori, al contrario degli altri team i quali necessitano di un solo sensore.

Alla richiesta della Fia, gli uomini di Mattia Binotto hanno prontamente rimediato aggiungendo il sensore supplementare: essendo divisa in due celle differenti, la presenza del secondo sensore andrebbe a verificare la possibile presenza di una seconda uscita di energia non controllabile da parte della Federazione. In tutto questo c’è stata la forte pressione della Mercedes, che da inizio anno avrebbe esortato Nicholas Tombazis ad effettuare controlli più approfonditi…

Le voci di corridoio a Suzuka facevano intendere come ci potesse essere un collegamento tra l’improvviso calo di competitività della Ferrari e la presenza di un secondo sensore di controllo che avrebbe causato un calo di potenza elettrica nella prima fase di accelerazione nei rettilinei di Singapore e Sochi.

Maurizio Arrivabene, nell’intervista rilasciata all’emittente televisiva RTL, aveva prontamente smentito qualsiasi correlazione tra il calo di competitività della SF71H e i controlli Fia, spegnendo sul nascere qualsiasi illiazione sulla presenza di illegalità nel sistema di recupero dell’energia.

 

Durante il weekend giapponese è intervenuto sulla questione il direttore di gara Charlie Whiting, confermando come la soluzione adottata dalla Ferrari sia pienamente conforme alle linee guida del regolamento e negando qualsiasi collegamento con il calo di competitività della monoposto italiana nelle ultime uscite,non capacitandosi del perché il Cavallino abbia perso prestazione.

“Non sono abbastanza sicuro perché ci sia stato un calo di forma della Rossa”,-ha detto Whiting- “Si sono fatte alcune congetture a causa del sensore magico che le abbiamo fatto montare. Non ho intenzione di andare oltre, ma dirò che dal punto di vista delle prestazioni del motore non siamo d’accordo con ciò che è stato suggerito da qualcuno. Non esiste alcun collegamento”.

Eppure Toto Wolff, dopo il gp del Giappone che, ricordiamolo, ha consegnato l’ennesima doppietta della Mercedes, ha rivelato che…“stiamo ancora vedendo un motore Ferrari molto potente, è chiaramente ancora il punto di riferimento. Ma nelle ultime gare non è stato un elemento che ha fatto la differenza come nella prima parte di stagione, e onestamente non so perché”.

Whiting conferma l’assoluta trasparenza sui segreti industriali

Ciò che preoccupava Maurizio Arrivabene, team principal della Ferrari, era la fuga di informazioni temendo che qualche competitors fosse a conoscenza dei segreti del brevetto batterie ideato a Maranello, visto che della presenza del secondo sensore dovevano rimanere a conoscenza solo la Federazione e la stessa Ferrari.

Il boss del Cavallino e Charlie Whiting si sono incontrati nella giornata di sabato a Suzuka per discutere sulla situazione e l’inglese ha chiarito che dare ulteriori informazioni sul meeting con Arrivabene non sarebbe corretto.

“Abbiamo parlato e ora è stato tutto chiarito– ha precisato Whiting-non penso di dovervi dire di cosa abbiamo discusso, ma fra le parti non ci sono dubbi”.

Riguardo alle tempistiche con cui il secondo sensore è stato montato sulla Ferrari (si vocifera dal Gp di Monaco), l’inglese ha detto:“No, non rispondo. Se lo facessi, svelerei dei dati sulla Ferrari e quindi è qualcosa che non posso fare” ha concluso.

Giuly Bellani

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