Dopo Gp: le lunghe ombre di Spa su Pirelli

di Giuseppe Saba

Sono ancora forti gli echi delle due esplosioni subite dagli pneumatici Pirelli durante il weekend del Gran Premio del Belgio. Echi che faranno discutere a lungo, in quanto potevano rivelarsi drammatici in termini di incolumità per i due piloti coinvolti, Nico Rosberg al venerdì e Sebastian Vettel a due giri dal termine della gara.I due scoppi, infatti, sono avvenuti sui due tratti veloci del circuito contraddistinti da curvoni ad alta velocità (Blanchimont ed Eau-Rouge/Raidillion) ed hanno coinvolto, in entrambi i casi, la gomma “in appoggio” mentre subiva i carichi di lavoro più elevati: la posteriore destra.

Inoltre, il problema ha riguardato entrambe le mescole portate da Pirelli, le P Zero Soft e Medium, che sono due tipi di coperture diverse per costruzione e fascia ottimale d’utilizzo (high-working range per le soft “gialle” e low-working range per le medium “bianche”).
Mescole più tenere, per costruzione, rispetto alle medesime portate lo scorso anno, che avevano fatto pensare inizialmente ad una scelta più “aggressiva” da parte della Casa della P lunga, e che avevano generato alcuni interrogativi in merito.
Le risposte date da Pirelli ai due problemi sono state, rispettivamente, di un detrito/cordolo che ha portato al taglio dello pneumatico per Rosberg (considerazioni, invero, parzialmente smentite dal tedesco, che ha affermato di non aver raccolto alcun detrito né di aver affrontato il cordolo con troppa veemenza durante i giri precedenti), e di un utilizzo oltre i limiti d’usura (28 giri per la Ferrari rispetto alla canonica ventina degli altri) per Vettel.
Per quanto riguarda la Mercedes, era stata fatta pure l’ipotesi di un taglio provocato dalla flessione del fondo vettura in corrispondenza delle gomme posteriori: al che i tecnici di Stoccarda/Brackley hanno provveduto, per la gara, a verniciare col flo-vis blu i particolari che potevano venire a contatto con le coperture, senza riscontrare, alla fine del vittorioso Gran Premio, nessuna anomalia.
La Ferrari nel post-gara ha immediatamente rispedito le accuse della Pirelli al mittente sia col pilota tedesco (chiaramente risentito nelle interviste a fine gara) sia col team-principal Maurizio Arrivabene, evidenziando come le gomme non avessero mostrato, fino al momento dell’esplosione, nessun decadimento prestazionale importante (lo scarto cronometrico con l’inseguitrice Lotus di Grosjean, che montava gomme ben più fresche, era inferiore ai 5 decimi di secondo al giro).
E’ proprio lo scoppio del pneumatico repentino e senza alcun preavviso che costituisce il maggior campanello d’allarme nei due episodi, e le dichiarazioni durante lo svolgimento del Gp del responsabile tecnico Pirelli Paul Hembery (che, interrogato in merito alla strategia di Vettel affermava “la gomma subirà un importante decadimento termico e prestazionale ma arriverà sicuramente senza problemi strutturali a fine gara”), poi smentite dal medesimo a fine gara, fanno pensare che nemmeno i tecnici della Bicocca abbiano già tutte le risposte tecniche sui casi.
Analisi e risposte necessarie ed urgenti, ancor di più in vista di un Gran Premio prossimo, come quello di Monza, contraddistinto dalle altissime velocità, da un lungo curvone veloce in appoggio (Parabolica) e, di norma, da temperature dell’asfalto piuttosto elevate: tutti elementi che potrebbero mettere in crisi gli pneumatici, anche alla luce della scelta Pirelli di portare i compound Medium e Soft anche sul circuito italiano, a differenza delle scelte più conservative (P Zero Medium White ed Orange Hard) effettuate lo scorso anno.

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