Per parlare del circuito di Shanghai, l’international Shanghai circuit, farò un passo a ritroso nel tempo. Bastano pochi giorni: 2 settimane per la precisione.

Questo perché, se il circuito di Sahkir era un misto di chicane e tornanti con raggi di curvatura particolarmente stretti, rettilinei medio lunghi tra questi e un rettifilo che supera i 1100 metri di estensione, il tracciato cinese sembra essere la sua estremizzazione.

Notiamo la somiglianza dei grafici che seguono e che rappresentano i principali parametri delle due piste a confronto.

Innanzitutto il raggio di curvatura dei cambi di direzione.

Se il circuito del Bahrain, nonostante fosse popolato da curve particolarmente strette, ammetteva ancora la presenza di tratti curvilinei con raggi superiori a 100 metri, in Cina il grafico sembra una vera e propria scaletta che predilige nettamente la tortuosità e i cambi di direzione a bassa velocità.

In questo senso, la pista di Shanghai richiede molta agilità nel inserimento di curva. Come se non bastasse, oltre ai raggi di curvatura, anche le estensioni delle curve presentano caratteristiche simili tra i due tracciati.

Se le due piste prediligono le curve particolarmente estese, a maggior ragione la Cina preferisce in modo assoluto i tornati e i cambi di direzione a 180°.

In base a quanto suggerisce la logica, visto che la maggior parte dei cambi di direzione sono a raggio di curvatura ridotto e la maggior parte sono dei tornati, la maggior parte del tempo trascorsa con il volante ruotato sarà impiegata per affrontare tornanti particolarmente stretti e in sequenza.

È questo un discorso che abbiamo trascinato avanti anche dopo il GP del Bahrain, dicendo che il passo ridotto Ferrari e ciò che ne consegue in termini di distribuzione dei pesi, maggiormente caricati sul posteriore della vettura, ha aiutato la macchina del cavallino ad essere agile nell’ingresso curva rispetto a Mercedes, specialmente tra le varianti più strette.

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Quindi, visto che la pista cinese rappresenta una ulteriore estremizzazione della pista Bahreinita, la Ferrari potrebbe avere delle chance di dire la sua rispetto a Mercedes.

La tedesca, comunque, sarebbe molto performante tra i tratti guidati con raggi di curvatura più ampi, vista la sua migliore stabilità in curva ed un apparente maggiore carico aerodinamico da ali frontali più inarcate e un fondo piatto più allungato.

Per le due piste, anche il bilanciamento tra tempo trascorso in curva e tempo trascorso sui rettilinei si assomiglia:

  • Bahrain: 48% con volante ruotato.
  • Cina: 52% con volante ruotato.

Entrambi i tracciati sono muniti di una serie di rettifili brevi contrapposti a due tratti dritti di estensioni elevatissime.

Servirà una grande velocità di punta sul rettilineo finale, 1200 metri di lunghezza.

In base a quanto si è visto durante l’ultimo appuntamento stagionale, specialmente in qualifica, La rossa sembrerebbe essere stata più veloce delle monoposto della stella a tre punte.

Con caratteristiche di questo tipo, richiedenti una buona stabilità al posteriore durante le forti accelerazioni, ma una agilità superba per affrontare i tornanti e le tortuosità, in Cina si potrebbero vedere interessanti sviluppi e modifiche sui diffusori.

Questi sono infatti elementi capaci di ottimizzare i flussi sotto la vettura per aumentare la deportanza senza, però, danneggiare eccessivamente la resistenza aerodinamica.

Aumentare unicamente l’incidenza degli alettoni potrebbe rovinare le prestazioni di velocità pura più di quanto possa migliorarle nei tratti curvilinei della pista. Del resto, le curve del circuito di Shanghai sono molto strette e vengono affrontate con velocità ridotte, quindi risulterebbe difficile incrementare il carico anche con l’uso di alettoni inarcati.

Per quanto riguarda le altre vetture, infine, eccezion fatta per la RedBull di Verstappen, che ultimamente ci mette molto del suo talento personale nel portarla cosi avanti in classifica, non vedo grandi rischi per Ferrari e Mercedes di essere sorpassate da altre scuderie.

Motori Honda e Renault non pronti, piloti giovani e che devono imparare e squadre con aerodinamiche di livello inferiore alle due top player richiederanno alle squadre ancora del tempo per ottimizzare le proprie macchine.

Come tutte le volte, attendiamo i primi riscontri dalla pista.

A presto

Dall’ing. Alberto Aimar.

 

A proposito dell'autore

Laureato in ingegneria magistrale aerospaziale, opero nel campo dell'ingegneria per l'automobilismo da tempo, sono giornalista sportivo da 3 anni, e sono appassionato di tecnica e aerodinamica! contattami per qualsiasi richiesta o parere per condividere assieme il nostro interesse verso le competizioni motoristiche!

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