Vettel ha vinto il GP del Belgio, riportando il trofeo di SPA dopo nove anni nella bacheca della Ferrari; ma la gara, seppur priva di emozioni per gran parte del suo svolgimento, è stata un vero e proprio atto di forza della Rossa nei confronti della Mercedes, ma attenzione, non solo di una Scuderia contro un’altra, è stata anche una questione di manico e di piloti; sì perché c’è da sottolineare che il martello stavolta è stato il Tedesco, capace di tenere un ritmo infernale per tutta gara tra l’altro annichilendo Hamilton subito dopo il via con un sorpasso di forza, ma soprattutto con un controllo in frenata da vero genio; in quel momento non solo il Britannico stava tornando su Vettel ma anche Ocon ed è stata la staccata del Tedesco a fare la differenza. 

Da quel momento in poi è iniziata l’azione a martello ‘pneumatico’, giri record come nella migliore tradizione della superiore Mercedes e del superiore Hamilton, battendo in pista un binomio che ormai rappresenta gli Dei dell’Olimpo della F1 che non solo sono in vantaggio in classifica ma rimangono i favoriti per il successo finale con una vettura che ha oramai ben 7-8 anni di lavoro alle spalle contro gli altri che hanno iniziato tardi e sono stati penalizzati dalla ‘mutilazione’ dei gettoni evolutivi nelle prime stagioni. Insomma in Belgio il piccolo Davide ha battuto Golia, la piccola Ferrari che produce poche auto ed ha peso politico pari a zero in Federazione, ha sconfitto il gigante industriale Tedesco, avido di potere e dalla potenza economica e politica quasi sconfinata. Ed anche Vettel, il driver umile, semplice, per nulla glamour, un tipo schivo che corre perché questo è il suo lavoro, ha battuto il Dio della guida, il sommo, l’erede dei più grandi, il pilota delle pole, delle vittorie sofferte, delle staccate al limite, dei sorpassi impossibili e che ha quel mezzo secondo nel piede che il grande architetto dell’universo gli ha donato in un impeto di generosità unica e poi un pilota che è anche un divo pari a quei pochi che riescono a vincere un Oscar ad Hollywood.

Una vittoria, quella Ferrari, che viene da lontano, dalla riorganizzazione di Marchionne, dall’umiltà della squadra, dai sacrifici e dal duro lavoro; dal silenzio dopo tanti torti subiti, da quel sentirsi determinati contro chi è imbattibile; da quel voler andare contro una sorte spietata che porta la pioggia in piena estate con gli Dei che si divertono a giocare col destino degli uomini in rosso, oramai il bersaglio di tutto l’Olimpo…

Ma la prova di forza della Ferrari ha dimostrato che si possono battere gli alieni anche se arrivano da lontano e sembrano imbattibili, bisogna lavorare e soprattutto crederci fino alla fine; è così che Vettel ha distanziato Hamilton di una media di circa 3 secondi per tutto il 1° stint; e quando il Britannico ha cercato un under-cut alla tornata n. 21, il Tedesco, entrato un giro dopo al box,  ha reagito uscendo davanti al Britannico, unico momento di emozione del GP. Il resto della gara è stato il ritmo infernale imposto dalla Rossa, con Hamilton che negli ultimi giri cambia mappatura varie volte e prova a far consumare di meno la sua Mercedes arrivando a circa 11 sec. di GAP sul traguardo…

Marco Asfalto

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