Dopo giornate di sospetti e congetture, il potentissimo manager austriaco, Toto Wolff, si è espresso ufficialmente dichiarando: “Abbiamo dato un ordine ad Ocon e non c’è una spiegazione ben precisa da darvi. È così e basta”.

Una ammissione arrogante. Un atteggiamento di forza, ai limiti dell’inverosimile. La Mercedes, nel Gp di Montecarlo, ha obbligato in modo esplicito un’altra scuderia a lasciar passare entrambi i piloti di casa Brackley. È opportuno ricordare che tra Force India e Mercedes AMG F1 non c’è alcun legame di proprietà ma, la squadra tedesca fornisce la propria power-unit al team indiano.

La responsabilità, a questo punto, non può ricadere sull’obbediente soldatino Ocon né, tanto meno, sul sistema contrattuale dei giovani piloti di Academy.

Toto Wolff ha mostrato, al mondo intero, lo stile teutonico nei momenti critici. La Mercedes non era la vettura favorita nel Gp di Monaco e la strategia al muletto era quella di limitare i danni, a qualsiasi costo.

Dopo poco più di 10 tornate, le mescole della W09 di Lewis Hamilton erano degradate. A quel punto il numero 44 è stato richiamato ai box per un cambio gomme anticipato. Inevitabilmente, il pilota britannico si è ritrovato alle spalle della Force India di Ocon e, solo rischiando un sorpasso “alla Verstappen”, avrebbe potuto difendere la sua terza posizione.

Questo in una gara regolare, questo se in pista ci fosse un reale sfida tra piloti da corsa e se si potesse parlare di undercut e strategie. Se fosse possibile ancora, emergere per coraggio e talento a 21 anni.

E, invece, per far strada e km in F1 occorre piegarsi all’obbedienza di un capo che fa a pezzi i valori delle corse, dello sport, della vita.

Non a caso il giovane Ocon, incalzato sulla grana Hamilton nel dopo gara, aveva rimandato la questione al “boss”.

È evidente che Toto Wolff, Team Principal e CEO di Mercedes-AMG Petronas Motorsport, oramai si ritrovi sia nel ruolo, sia negli atteggiamenti di boss vero del Circus.

“E’ così e basta!” è una frase che avremo sentito, nell’arco di una vita, nelle occasioni di sentenza irrevocabile basata su leggi scritte o di prepotenza assoluta di chi la legge non la rispetta.

Si può accettare che le comunicazioni via radio di Wolff abbiano come destinatari altri piloti, sudditi di sua maestà Toto?

Discutere sulla legittimità degli ordini di un Team, nei confronti di un pilota di un’altra squadra, è un’assurdità antisportiva. Proviamo ad immaginare se un qualsiasi Team Principal si sognasse di alzare la voce ed ordinasse ad Hamilton o Bottas di farsi da parte in rettilineo. Non accadrebbe nemmeno sotto regime di bandiera blu, con Charlie Whiting al bagno.

Risulterebbe improponibile, giusto? Proprio come risulta sconvolgente l’abuso di potere del team Mercedes su avversari, solo teorici, piegati da una sudditanza senza precedenti.

La formula 1 non ha bisogno di squadre B, né di un boss che detti ordini senza possibilità di replica. Il rischio di falsare la competizione e, per noi, di assistere ad una farsa epica è altissimo.

La FIA non potrà sottovalutare la questione. Il caso è esploso e servono regole scritte, chiare e non semplicistiche. Sperare che in questo mare di business, fatto di collaborazioni poco limpide e giochi di potere, possano ancora bastare i valori sportivi di un tempo, è pura utopia.

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