Era il 12 settembre 2010 gara n. 14 del campionato di F1, al via del Gran Premio d’Italia si presentarono ben 4 piloti in piena lotta per il mondiale, Webber con 166 punti, Vettel con 151, Button con 149 ed Alonso con 141. La Ferrari non vinceva il GP di casa da 4 anni quando Schumacher salì sul gradino più alto del podio nel 2006; a Maranello si era deciso di ingaggiare quello che sembrava essere il driver di maggior talento del circus con già 2 titoli nel palmares; la stagione era iniziata bene, Alonso aveva vinto la gara d’esordio in Bahrain ma poi le cose non andarono per il verso giusto in alcuni appuntamenti tanto che a Monza c’era una grande voglia di riscatto, trovarsi al 4° posto con una vettura che sembrava competitiva in tutte le aree non era certo quanto la Ferrari desiderava. Nelle qualifiche Alonso si piazza in pole position e dopo la prima metà della corsa passata ad inseguire Button, che lo aveva sfilato in partenza, l’Inglese si ferma per il cambio pneumatici (giro 36) e grazie ad un giro magistrale ed un cambio gomme straordinario Alonso guadagna la prima piazza e va a vincere tra la gioia dei tifosi, un fiume rosso si riversa sotto al podio e l’emozione è così grande che c’è chi piange di felicità, attimi che tolgono il respiro anche a chi non è appassionato di F1. Poi la stagione finisce con Vettel che inaspettatamente vince il titolo e la Ferrari che arriva 3° nella classifica costruttori e 2° con Alonso a soli 4 punti dal Tedesco.

SETTEMBRE DECISIVO PER ALONSO, WILLIAMS O INDY CAR?

Sembra passata un’eternità, quante cose sono cambiate; Vettel è arrivato in Ferrari ed Alonso, l’ultimo a regalare la magia a Monza, è in McLaren-Honda; la squadra di Maranello è in lizza in entrambe le classifiche mondiali e Vettel comanda quella piloti; lo Spagnolo invece sta vivendo forse il suo periodo più buio da quando è in F1; la Power Unit Honda si è rivelata un disastro, rotture continue, cambi di motore all’ordine del giorno e nuove specifiche che non funzionano, tanto che in Belgio sembra che egli stesso sia tornato al box perchè frustrato per la mancanza di prestazioni della vettura, per una volta che la PU non si è guastata verrebbe da dire. Ora la situazione dell’Asturiano non è così semplice; i Giapponesi gli pagano un lauto stipendio, forniscono i motori gratis alla McLaren e continuano a volerlo in squadra senza però fornirgli le armi giuste per combattere, la Honda assomiglia sempre di più ad un Daimio che non arma adeguatamente il suo Samurai preferito; appare così evidente, da combattente quale è, che Alonso si senta prigioniero in una sorta di gabbia dorata dalla quale è molto difficile uscire indenni; da una parte un ingaggio faraonico al quale sicuramente non si sente di rinunciare, comunque non a cuor leggero, dall’altra la voglia di guidare una vettura competitiva ed un terzo ostacolo, i sedili sono praticamente tutti occupati per il 2018; alternative al purgatorio che sta vivendo ce ne sono ben poche; passare in Williams (Massa sembra vada via) portando uno sponsor ed accettando un compenso che sarebbe tra il 10 ed il 20% di quanto guadagna ora; oppure prendersi un anno sabbatico e dedicarsi alla Indy Car; il punto è che dovrebbe convincere la Honda a sottoscrivere un contratto blindato per il suo rientro nel 2019 e i vertici della casa Giapponese non sono molto convinti di una scelta così poco lineare, gli Uomini del sol levante sono pragmatici e non amano certe forzature. Di sicuro c’è che Settembre sarà il mese decisivo per il Samurai Spagnolo che in questo week end forse tornerà con la memoria a quella vittoria di Monza 2010 e di un titolo che in molti hanno rimpianto e che forse lui, in cuor suo, rimpiange più di tutti…

Marco Asfalto

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